Lettera dal Ciad dai nostri missionari

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I nostri missionari in Ciad, don Nur, don Benoit, don Fabrizio e Chiara, con père Jerome ci scrivono.

 

Numerosi, grandi e piccoli sono i progetti di Bissi Mafou, in Tchad, quelli realizzati da don Benoit negli ultimi anni: le scuole elementari associate con lo stato, le medie e il liceo della parrocchia, piccole scuole primarie nei villaggi, il centro culturale con la biblioteca, parecchie decine di pozzi finanziati dal Novara Center, microcredito con le donne per progetti agricoli e di avviamento di allevamenti o attività di commercio e costruzione di granai; progetti sanitari come assistenza ai malati, riabilitazione per handicappati e realizzazione di un laboratorio analisi, aiuto a studenti meritevoli e alfabetizzazione delle donne; poi formazione dei catechisti e degli operatori pastorali, costruzione di cappelle e stampa di bibbie e altri sussidi pastorali in lingua locale, il Mundang. Questo e molto altro, ma in quale contesto? La maggior parte della popolazione appartiene alla religione tradizionale africana e anche tra i pochi cristiani, la più parte, sono prima Mundang che cristiani. L’altro giorno esorto alcuni responsabili al perdono a cui ci chiama il Vangelo: molti capiscono, ma non possono accogliere ancora la cosa, scuotono la testa “padre, non è la nostra cultura”. Non è un fallimento, sono i tempi di Dio, è il tempo della famiglia, occorre molto tempo per fare crescere, non si fa crescere la spiga di miglio tirandola. La famiglia è tutto, l’individuo inesistente se non come parte, nessuno può mettere da solo il tetto della propria casa, la marmitta del focolare poggia su tre pietre. Il valore dell’uomo e della donna fuori dalla famiglia è polvere, il nulla prima di essere iniziati alla saggezza ed ai segreti. Il denaro è per il superfluo, l’essenziale è dato dalla terra e dal lavoro dell’uomo: la terra non si compra è di chi vi ha costruito la casa o piantato un albero, la casa non costa nulla è argilla, terra, paglia, corde di corteccia, il cibo non costa nulla è dono della pioggia e benevolenza degli antenati a cui si è sacrificato. Per tutto il sovrappiù se ci sono i soldi bene altrimenti pazienza. Al futuro lontano non si pensa, il futuro prossimo è incerto, è possibile, accade nel presente che è breve e passeggero per sfociare nel grande passato a cui siamo destinati, la nostra vera dimora, il villaggio degli antenati. Si vive in compagnia del mondo invisibile e potente nel quale vari personaggi sono concretamente in lotta tra bene e male, un eredità di sapienza spirituale, ma anche di stati di paura, che bloccano, che rendono schiavi e che possono anche condurre a situazioni di violenza come la persecuzione di un presunto stregone. Le colonne portanti alle quali non si riconosce alcuna gratitudine sono le donne, “che non valgono niente” eppur reggono e muovono ogni cosa consumandosi silenziosamente. Ad un anziano missionario che da quasi 50 anni vive tra i Massa domandiamo quale sia l’ideale di bellezza, ci risponde: “i buoi e le donne” e dopo una breve pausa “una mandria di buoi però supera di gran lunga una donna”. Qualcuno potrebbe pensare che tutto è vano, immutabile e inutile, ma non è così. Nella terra è nascosto un piccolo germe, nascosti anche tra i numerosi battezzati, poche donne e uomini santi. Che leggono il Vangelo, madri e padri della Chiesa nascente. Vecchi e giovani che profetizzano, fanno sogni di nuove relazioni possibili, di una nuova famiglia, di un nuovo modo di pensare ai beni e al potere, un nuovo modo di essere marito, moglie, padre, madre, figlio. Non abbiamo voluto scrivere le solite cose di sempre, delle donne che fano tanta strada con i secchi in testa, ecc., c’è del nuovo, c’è un contesto di catacombe, di comunità ancora incomprese prossime ad emergere, ad innalzarsi a ramificare perché uccelli possano venire a farvi il nido, secondo i tempi di Dio!

don Nur, don Benoit, don Fabrizio, père Jerome, Chiara