L’ultima parola con cui il Papa ci ha salutato domenica nell’eucaristia centrale del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, dove un milione di persone hanno sperimentato dopo l’omelia e dopo la comunione due momenti di assoluto silenzio quale spesso non si sente nelle nostre chiese, è stata questa: «Care famiglie, pur nei ritmi serrati della nostra epoca, non perdete il senso del giorno del Signore! È come l’oasi in cui fermarsi per assaporare la gioia dell’incontro e dissetare la nostra sete di Dio».
La chiesa con sapienza pedagogica concentra in un giorno dell’anno la memoria del Corpus Domini, cioè del corpo e del sangue del Signore, la memoria del corpo dato e del sangue versato, per mettere in luce in un solo giorno, ciò che avviene ogni domenica. Come vi ho già detto altre volte, come vi ho ricordato il giorno del mio ingresso, credo che la domenica e l’eucarestia domenicale, la custodia del corpo del Signore, siano rimaste l’ultima linea di difesa della vita cristiana. Se perdiamo la domenica, la nostra fede pratica non incide più in nulla sulla nostra vita quotidiana. Potremmo cambiare fede, non resta nulla che incida sul nostro corpo: non c’è più il digiuno, non c’è più la preghiera a mensa, non c’è più il pellegrinaggio, non c’è più la quaresima, non c’è più alcun segno che si iscriva nel corpo. O, meglio, sono rimaste solo alcune forme ormai evanescenti.
FA CHE ADORIAMO CON VIVA FEDE IL SANTO MISTERO DEL CORPO E DEL SANGUE DEL SIGNORE
Omelia del Corpus Domini
07-06-2012