Torno dal funerale del mio amato Card. Martini. È stato il vescovo della mia maturità sacerdotale. Quando è arrivato a Milano avevo cinque anni di messa. È partito per Gerusalemme che ero un prete di quasi trent’anni di ministero. Sono stato a trovarlo pochi giorni prima dell’ingresso a Novara. Abbiamo parlato lungamente con lo sguardo sul momento presente della Chiesa e del mondo. La sua voce impercettibile interveniva pochissimo con parole incoraggianti. A un certo punto mi aveva chiesto: che programma hai per Novara? Senza attendere risposta, mi aveva regalato il suo unico vero libro, scritto dopo il ritiro da Arcivescovo di Milano: Il vescovo. Mi disse: l’ho voluto scrivere di mia mano con fatica. Tutti gli altri libri sono riedizioni. È il testamento spirituale di Martini.
Lo riprendo in mano stasera. È un piccolo libro pensato nella scia della grande tradizione del Liber pastoralis, da Gregorio Magno a Carlo Borromeo. Oggi, il giorno del suo ultimo congedo, è proprio la memoria di san Gregorio Magno. Contiene l’immagine del vescovo ideale secondo Martini. È il vescovo secondo il Vaticano II e vi trapela l’esperienza milanese del grande biblista. Egli parla del vescovo per «tirarlo giù dalla nicchia e vederlo a contatto con la gente’ con un’immagine meno vaporosa e ieratica, più viva e senza false pretese». Martini è capace di tessere la figura del ‘vescovo ideale’ con una riflessione sapienziale, venata di ironia e disincanto, di punte graffianti e sapide notazioni. Questa sera il testo mi sembra brillare nella nitida verità della morte in Cristo. Duecentomila persone gli hanno reso omaggio in due interminabili giorni di code. Presenti al funerale ventimila. In assoluto silenzio.
MARTINI E IL “VESCOVO IDEALE”
In memoria del card. Martini
07-09-2012