Addio a mons. Antonio Riboldi, «vicini alla famiglia rosminiana in lutto»

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«Ricordiamo tutti questo coraggioso Pastore, rimasto sempre discepolo fedele del Beato Antonio Rosmini nell’Istituto della carità». Così don Gianluigi Cerutti, vicario episcopale per il clero e la vita consacrata, esprime il cordoglio e la vicinanza di tutta la diocesi di Novara alla famiglia rosminiana in lutto per la morte di mons. Antonio Riboldi, Vescovo emerito di Acerra, mancato all’alba di questa mattina a Stresa, nella casa dei rosminiani dove era ospite dalla scorsa estate.

Il vescovo Franco Giulio Brambilla presiederà la celebrazione esequiale nella chiesa parrocchiale di Stresa domani, lunedì 11 dicembre, alle ore 15.30. Un’altra funzione si terrà poi nella Cattedrale di Acerra, dove mons. Riboldi era stato vescovo dal ’78 al ’99.

«Affidiamo all’incontro con Cristo risorto questo fedele e generoso ministro di Cristo e della Chiesa, che ha concluso la sua lunga esistenza terrena all’età di 94 anni, colmo di giorni, di intensa esperienza cristiana, religiosa e pastorale, con la ricchezza di un fecondo ministero apostolico», aggiunge don Cerutti.

ORDINATO PRETE DAL VESCOVO DI NOVARA

Il legame di mons. Riboldi (nato a Tregasio, piccolo centro della Brianza il 16 gennaio del 1923) con la Chiesa novarese è molto forte e affonda le radici sin dall’inizio del suo ministero sacerdotale: dopo la professione religiosa nel ’46 fu ordinato prete da mons. Gilla Gremigni, vescovo di Novara, il 29 giugno 1951. Ha vissuto la prima parte del suo ministero in Sicilia in una parrocchia della Valle del Belice (Santa Ninfa), dove sin da subito si è speso per gli ultimi e i più bisognosi, e dove, nel 1968, ha affrontato il dramma del terremoto.

DA VESCOVO L’IMPEGNO CONTRO LA CAMORRA

Nominato vescovo di Acerra il 25 gennaio 1978 dal Beato Papa Paolo VI, monsignor Antonio Riboldi ha fatto il suo ingresso in diocesi il 9 aprile dello stesso anno. «Storica la marcia che negli 80’ porta migliaia di giovani ad Ottaviano, città del capo indiscusso Raffaele Cutolo – scrive il sito della diocesi di Acerra -. “Meglio ammazzato che scappato dalla camorra”, ha detto don Riboldi ricordando la risposta della mamma al suo timore quando viveva sotto scorta, “in quel momento – ha dichiarato il presule in occasione dei suoi 90 anni celebrati nel 2013 nel Duomo di Acerra – mi sono sentito veramente di essere un vescovo, e ho capito cosa significava essere un prelato che deve amare la gente anche se non ricambiato, amare la Chiesa anche se non tutti ti capiscono”».