Di seguito, il testo integrale dell’omelia nella celebrazione per la consacrazione nell’Ordo Virginum di Luciana Graceffo, che il vescovo Franco Giulio ha presieduto sabato 21 novembre, nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore in Novara.
La donna del nardo prezioso
Omelia per la consacrazione nell’Ordo Virginum di Luciana Graceffo
21-11-2020
Download PDF
La donna del nardo prezioso
Omelia per la consacrazione nell’Ordo Virginum di Luciana Graceffo
Cara Luciana,
carissimi sorelle e fratelli
qui presenti a questo rito,
un cordiale saluto.
Nonostante sia scoraggiante il tempo in cui viviamo, tu, cara Luciana, hai voluto in ogni modo celebrare questo passaggio importante, anzi decisivo per la tua vita. Hai scelto come letture della Parola tre testi (Os 2,16.21-22; 2 Cor 5,14-17; Gv 12,1-8) che sono come tre aspetti che illustrano questa scelta. O, piuttosto, il Vangelo ci fa comprendere gli altri due testi, quello di Osea e quello di Paolo nella seconda lettera ai Corinzi, il primo che è comprensivo e gli altri due che sono esplicativi, dell’unico gesto che tra poco compirai.
Il Vangelo ci presenta nella versione in Giovanni l’episodio misterioso della donna che versa una libbra di profumo sui piedi di Gesù, che in Giovanni assume il volto di Maria, la sorella di Lazzaro. Non così per gli altri evangelisti (Mt 26,6-13; Mc 14,3-9; Lc 7,36-50), soprattutto la versione di Marco, in cui si parla semplicemente di una donna. Solo lo sguardo della donna riesce a cogliere la centralità di ciò che è decisivo ed essenziale per la propria vita, che è la relazione con il Signore. Nel nostro caso della consacrazione nell’Ordo virginum diventa addirittura la forma della vita scelta praticamente! Se tutti i cristiani devono amare con cuore indiviso Gesù, e ciò non può essere riferito solo alla vita consacrata o alla vita religiosa, tuttavia in alcuni questo amore unico verso Gesù diventa anche la forma pratica sponsale dell’esistenza cristiana. La versione del vangelo di Giovanni sottolinea molto la preziosità del gesto! Potremmo dire insomma che le letture di oggi commentano la scelta che tu oggi fai, ciascuna però con un proprio riferimento. Il vangelo fa riferimento allo sguardo; la prima lettura (dal profeta Osea) è in riferimento al luogo e la seconda (di san Paolo) fa riferimento ad un orizzonte!
1.Il tesoro inesauribile
Anzitutto il riferimento allo sguardo. L’evangelista lo fa notare e dice:
“Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso” (Gv 12,3a)
Circa 320 grammi (una libbra) di essenza di profumo, di cui viene subito quantificato il suo valore – “prezioso… trecento denari” – che è paragonabile oggi, per quanto sia sempre difficile fare l’equivalenza tra somme antiche e valenze moderne, allo stipendio annuale di un salariato palestinese, una cifra dunque enorme.
“… ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo”. (Gv 12, 3b)
Tale sguardo limpido vede la preziosità del gesto, che però non è riconosciuto da quelli che sono intorno a Gesù! È interessante perché questo passaggio viene sottolineato nei tre evangelisti con personaggi diversi: in Marco si dice “i presenti”; in Matteo, si dice i discepoli; in Luca si parla di Simone il fariseo, e qui invece è Giuda. Tutti non riconoscono la preziosità del nardo, ma adducono la loro motivazione per utilizzarne il valore in altra direzione, ciò che oggi potrebbe persino trovare consenso nei nostri ambienti:
“Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?”. (Gv 12, 5)
Lo stipendio di un anno, perché sciuparlo…! Eppure questo gesto di dono, si dovrebbe in realtà dire questo spreco, è la cosa più preziosa! Purtroppo nel vangelo di Giovanni non c’è la conclusione che invece c’è in Marco:
“In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto”. (Mc 14,9)
Questo testo, edito forse tra il 65 e l’80 d. C., ricorda tale gesto, come un’azione che si racconterà “dovunque” e “in tutto il mondo”, quando si annuncerà il Vangelo… Anche per noi oggi vale la stessa domanda: “A cosa vale una scelta come questa?!”. Ci vuole uno sguardo diverso per apprezzare un tipo di vita che mette al centro questo tesoro prezioso. Tale decisione può essere presa solo se prima di tutto se ne riconosce il dono prezioso.
La sua collocazione è chiara, sia in Marco che in Giovanni, “sei giorni prima della Pasqua” e in Marco addirittura è il portale d’ingresso nella Pasqua. Quindi bisogna prima di tutto onorare, “tenere al centro” la vita crocifissa e risorta di Gesù! In Giovanni si dice chiaramente che con quel gesto “Ella ha onorato la mia sepoltura” (cfr. Gv 12,7). Non è solo l’onore esterno, ma è la centralità del significato vivente della Pasqua per la vita del credente. Il nostro primo augurio che ti facciamo di cuore è che questa sia una sorgente inesauribile del tuo gesto, della tua scelta di vita! Detta con una parola veramente cristiana è il “mistero”. Noi riduciamo il significato di questo termine a ciò che non si capisce, mentre per la Bibbia il mistero è qualcosa che non si esaurisce, e dunque anche non si capisce con le misure umane, ma non si capisce, prima di tutto, perché non si esaurisce, non si può esaurire e non si deve esaurire! Com’è inesauribile l’amore di un uomo e di una donna, com’è inesauribile l’amore del papà e della mamma! Noi dobbiamo rimanere attaccati a questa sorgente inesauribile.
2. Il deserto interiore
A partire da questo che resta il perno, il centro, il cuore vitale della tua scelta, essa si dispiega negli altri due aspetti. Il primo aspetto ci è presentato dal libro del profeta Osea, come ho ricordato fin dall’inizio: esso si colloca in rapporto ad un luogo. Dice il testo:
Così dice il Signore:
“Ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto
e parlerò al suo cuore. (Os 2,16)
Per custodire il tuo gesto, la tua scelta è necessario che la vita cristiana mantenga sempre questo momento riservato, che si esprime nell’ascolto nella preghiera, nella lettura, nell’approfondimento, nella coltivazione di sé. La vita cristiana deve mantenere questo aspetto che cura la propria vita spirituale. Molti lo stanno scoprendo in questi tempi, in cui siamo un po’ forzati a rimanere presso di noi stessi. Che però il silenzio diventi fruttuoso e parlante, non è cosa facile, non viene automaticamente. È necessario che noi lo conquistiamo, che dilatiamo la nostra capacità di ascolto. Ecco il modo con cui custodiremo l’inesauribilità dello sguardo della Pasqua di Gesù, come centro della nostra vita, dovrà continuamente trovare questo momento di deserto. Noi abbiamo paura a dire che ci devono essere, per poter stare in piedi, momenti riservati per noi. Pratichiamo questa retorica tipicamente cattolica per cui dobbiamo fare sempre tutto per gli altri. Il cuore della nostra vita non può essere sempre in “dare”, ma deve anche saper “ricevere”, altrimenti esploderebbe!
Questo momento di riposo, di ripresa, di rifocillamento, che si esprime nel leggere, nello studiare, nell’ascoltare, nel coltivare la propria umanità, è fondamentale. Tutto ciò ha bisogno anche di un luogo. È interessante notare che questo luogo è il deserto. Noi lo abbiamo continuamente sottolineato: nella Chiesa, questa condizione di vita che è indicata come Ordo Virginum (al plurale), pur non avendo una forma di vita comunitaria, forma tuttavia un “ordo”, che ha come riferimento la chiesa locale, anche se ciascuna di voi vive nel mondo e nella propria professione. Questa istituzione risale a sant’Ambrogio: a partire dalla sorella che voleva dedicarsi al Signore, il vescovo di Milano ha iniziato ad accogliere nella sua casa donne che si consacravano a Dio.
3. L’orizzonte sconfinato
Il terzo, e ultimo aspetto, è illustrato dalla seconda lettura che abbiamo ascoltato e ha come riferimento un orizzonte.
“Fratelli, l’amore del Cristo infatti ci possiede…” (2 Cor 5, 14a)
In latino: “Caritas enim Christi urget nos!” Quando uno è riferito radicalmente al Signore, si lascia in qualche modo prendere da Lui con tutta la dinamica della propria vita, e non può non avere un orizzonte che tendenzialmente è quello del mondo. Infatti:
“Noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti”. (2 Cor 5, 14b)
Non sembrerebbe che una vocazione così abbia un orizzonte universale. Eppure io credo di sì, anzi lo abbiamo molto sottolineato in questi anni di preparazione alla scelta. La proprietà di questo stato di vita è di continuare a vivere ogni giorno nel mondo, nella professione. È una vocazione che non separa dal mondo, ma fa separare una parte di sé, perché sia donata a tutti. Fa riservare se stessi presso il Signore, perché si allarghi l’orizzonte a tutti!
E poi il testo di Paolo prosegue:
“Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per sé stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro”. (2 Cor 5, 15)
Questa dialettica – tra morte e vita – è molto importante. Allora l’altro augurio che ti facciamo, cara Luciana, è che tu sia sempre portatrice di vita! Che tu sia capace di generare la vita: la lotta tra la vita e la morte non è quella che avverrà dell’ultimo giorno, ma accade ogni giorno e ciascun giorno dobbiamo essere capaci di far prevalere la vita sulla morte, la forza sulla debolezza, la relazione sulla solitudine, la prossimità sul disinteresse, la carità sull’egoismo… E via dicendo.
Questo è l’orizzonte che ci viene dato in ogni vocazione cristiana, soprattutto in una vocazione come questa che vive nel mondo. La nostra non è una vocazione per sottrazione, ma per addizione, anzi per crescita. Noi non scegliamo di dedicarci al Signore perché vogliamo non dedicarci all’altro, ma, dedicandoci a Lui, siamo disponibili per molto altro, perché anche se il “per tutti” è riferito solo a Gesù, noi però dobbiamo approssimarci a quell’orizzonte.
Ti auguro che questa scelta e il cammino che stai facendo con le tue sorelle qui presenti e che stanno camminando insieme nella nostra diocesi sia un segno, forse piccolo, ma fruttuoso e che sia capace di essere nella nostra Chiesa un germe di vita buona. Questo ti auguriamo davvero di cuore!
+ Franco Giulio Brambilla
Vescovo di Novara