Congregazione degli Oblati dei ss. Gaudenzio e Carlo

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Gli oblati diocesani sono sacerdoti diocesani che, per ispirazione profetica del Borromeo, anticipando di quattro secoli la Presbyterorum ordinis del Vaticano II e vivono come carisma fondamentale loro proprio la carità pastorale a servizio della diocesi nella quale sono incardinati.

Agli oblati sono affidati i  santuari diocesani della Madonna del Sangue di Re e del Ss. Crocifisso di Boca. Hanno la cura pastorale della Parrocchia di San Giuseppe a Novara, dove è la loro casa madre.

Contatti

Parrocchia di San Giuseppe
via Monte S. Gabriele 1/e
28100 Novara
tel. 0321.620045 – 0321.391319

La Congregazione

Membri della Consulta
padre Giancarlo Julita, Prevosto
padre Giovanni Fermo Nicolini
padre Armando Verdina, Consultore
padre Giuliano Temporelli, Economo

I Padri oblati e i loro attuali incarichi pastorali
Padre Mario Airoldi, oblato dal 1965 in servizio presso il Santuario del SS.mo Crocifisso di Boca
Padre Marco Canali, oblato dal 2009, Parroco di Santa Rita in Novara
Padre Fiorenzo Fornara Erbetta, oblato dal 1993, Rettore della Basilica minore Santuario diocesano del Ss. mo Crocifisso di Boca
Padre Massimo Gavinelli, oblato dal 2003, Parroco di Re e Villette, Amministratore parrocchiale di Dissimo, Olgia e Santa Maria Maggiore
Padre Giancarlo Julita, oblato dal 1982, Rettore della Basilica minore Santuario diocesano della Madonna del Sangue di Re
Padre Giovanni Fermo Nicolini, oblato dal 2003, Parroco di San Giuseppe in Novara
Padre Giuliano Temporelli, oblato dal 1968, Vicario Parrocchiale della parrocchia di San Giuseppe in Novara
Padre Armando Verdina, oblato dal 1988, Parroco di Maggiora e Cureggio
Fratello laico Rosario Renda, oblato dal 2003, al servizio della Parrocchia di San Giuseppe in Novara

La Storia degli Oblati

La fondazione della Congregazione degli Oblati dei ss. Gaudenzio e Carlo – fortemente voluta dal sacerdote galliatese Francesco Marconi Quagliotti (24 maggio 1583 – 26 giugno 1617) non è attestata, purtroppo, da una data certa né un documento specifico. E’ tuttavia probabile, dalle carte tutt’ora conservate nel ricco archivio presso l’attuale Casa Madre (a Novara, nella parrocchia di San Giuseppe, in via Monte San Gabriele) che tra il novembre del 1616 e la primavera del 1617 l’“instituenda” Congregazione possa forse aver visto la luce grazie intervento di mons. Taverna (1615-19). Non vi sono però certezze in merito, al punto da non poter escludere che già anni prima, durante l’episcopato del ven. Bascapè (1593-1615) ed in particolare tra il 1610 e il 1615, Quagliotti si sia confrontato con il vescovo al riguardo.

Il secolo XVII
Dopo la morte dell’ancor giovane teologo galliatese (per il quale da subito e addirittura al card. Bellarmino, poi santo, si chiesero pareri in merito ad una sua possibile beatificazione), dalla primitiva sede del Collegio, in Santa Cristina di Borgomanero – retta allora dall’oblato G.B. Rasario – alcuni tra i primi confratelli si spostarono e aprirono una nuova domus presso Santa Maria di Loreto in Oleggio meta prediletta, per le sue pause di meditazione, di Benedetto Odescalchi, vescovo (1650-56), cardinale e infine papa con il nome di Innocenzo XI, oggi beato. Il XVII secolo trascorse tra luci e ombre fino al 1682, quando il 26 agosto mons. Maraviglia (1667-84) contribuì in maniera decisiva a rifondare o, meglio, a rivitalizzare ufficialmente e solennemente la Congregazione, allora in difficoltà. Gli oblati vennero impiegati proficuamente nell’attività pastorale in diocesi, acquisendo in quel torno di tempo anche la rettoria del Sacro Monte di Varallo Sesia. Nel 1691 vennero inoltre chiamati a stabilirsi a Novara da mons. Visconti (1688-1713) presso la chiesa San Giacomo, oggi scomparsa.

Il secolo XVIII
Il Settecento oblatizio – durante il quale grazie all’intervento del vescovo, card. Giberto Borromeo (1714-40) la Congregazione, da lui riformata in linea con gli ordinamenti degli oblati milanesi dei ss. Ambrogio e Carlo, ottenne l’approvazione e la conferma papali da parte di Clemente XII con bolla del 28 settembre 1737 – vide emergere in particolare due figure: quella di Pietro Francesco de Aloysiis e quella di Benedetto Ludovico Giacobini. De Aloysiis, arciprete di Trecate e poi preposito generale della Congregazione, va ricordato per la fondazione, con l’aiuto del pio marchese G. B. Leonardi, di Milano, della Congregazione delle Sorelle Ministre della Carità con la Regola di San Vincenzo de Paoli (ca 1734). Del Servo di Dio don Giacobini, che non fu oblato ma entrò in contatto con la congregazione e desiderò fortemente esserlo, è necessario rammentare almeno lo zelo, la spiritualità, il ricco epistolario che lo vide in contatto, quale direttore spirituale, con numerose personalità di spicco del suo tempo, la fondazione della Congregazione delle Figlie della Carità, sempre di carisma vincenziano, con sede a Grignasco. La biografia che di lui ci resta venne redatta da un suo amico, il celebre Ludovico Antonio Muratori. Nel 1742 venne affidata agli oblati la direzione del Seminario di Novara, e nel 1782 di Gozzano; dal 1781 la loro sede novarese divenne la chiesa dei SS. Ignazio e Francesco Saverio, poi detta di San Carlo. Sono altresì da rammentare, tra gli anni ‘30 e ‘70 del secolo, i tentativi – purtroppo nel tempo destinati a fallire per problemi di varia natura – di dare avvio alla causa di beatificazione del Quagliotti grazie a numerosi dossier inviati a Roma dall’oblato G.B. Bartoli, storiografo della congregazione e autore della prima e migliore biografia (1741) del fondatore.

L’Ottocento
Con la fine del secolo dei Lumi, l’arrivo della bufera rivoluzionaria e la formazione della Repubblica Cisalpina, per gli oblati si aprì un periodo drammatico: la Congregazione venne soppressa all’aprirsi dell’800 e si riebbe solo nel 1818, grazie al sopravvenuto avvento sabaudo, durante l’episcopato del card. Morozzo, che ne riformò inoltre le costituzioni gibertine. Tra quell’anno e il 1840 – anno in cui la sede di Novara mutò per passare da San Carlo a San Marco – gli oblati ottennero fra l’altro la direzione del Seminario di San Giulio. L’Ottocento doveva però riservare altre amare sorprese: dopo l’unificazione del Regno, con la legge 7 luglio 1866 la già provata Congregazione venne nuovamente soppressa e i suoi beni confiscati. I pochi oblati del tempo – impiegati prevalentemente in missioni di predicazione itinerante – si dispersero e solo nel 1878 l’istituzione venne ripristinata.
Dal 1914 gli oblati si trasferirono al castello di Vergano che lasciarono nel 1929 per giungere finalmente all’ultima destinazione, la nuova parrocchia di San Giuseppe, ove si trovano tutt’ora.

La rifondazione del Gallotti
Furono proprio negli anni Venti gli importanti rapporti della Congregazione con il futuro Servo di Dio don Silvio Gallotti (1881-1927). Di lui – che tra 1910 e 1925 fu direttore spirituale e poi rettore del Seminario di Arona e dal 1926 fu chiamato alla direzione spirituale di quello di Novara – va detto che fu sacerdote dalla spiccata, fervida devozione e spiritualità mariana, dovuti anche e soprattutto allo studio degli scritti di s. Luigi Maria Grignion de Montfort. Spinto dal desiderio di creare una ‘Famiglia’ sacerdotale che vivesse in vita comune e dal desiderio di realizzare “…i voleri della Madonna” in una Societas Missionariorum Mariae, si consigliò con mons. Castelli (1924-43) proprio in occasione della festa dell’Assunzione 1925 ed ebbe da lui il suggerimento di far riferimento, per l’agognato progetto, alla già esistente e viva Congregazione oblatizia. La morte prematura non permise a don Silvio di vedere realizzato il suo sogno e mons. Castelli fece confluire di lì a poco i giovani discepoli del defunto negli oblati.

Da allora ad oggi, alla congregazione vennero affidati anche il Santuario della Madonna di Re (1947), quello della SS. Pietà di Cannobio (1956) e innumerevoli missioni in tutta la diocesi. Nel 1957 mons. Gremigni (1951-63) stabilì con apposito decreto, concretizzando così finalmente quanto auspicato da don Gallotti e da mons. Castelli, che i “Missionari di Maria” prendessero finalmente vita: la Congregazione oblatizia da allora si sarebbe chiamata “Congregazione degli Oblati dei Ss. Gaudenzio e Carlo – Missionari di Maria”. Nel 1966 agli oblati fu affidato anche il Santuario del SS. Crocifisso di Boca.

Per concludere questa breve nota sulla storia degli oblati e, ad un tempo, per offrire un finale inquadramento del secolo XX vanno ancora ricordate le figure oblatizie: quella di p. Maurilio Fossati, vescovo di Galtellì-Nuoro nel 1924, poi arcivescovo di Sassari nel ’29, di Torino nel ’31 e creato cardinale nel ’33, e quella di p. Francesco Fasola, eletto vescovo ausiliare di Agrigento nel 1954, di Caltagirone nel ’60 e arcivescovo archimandrita di Messina nel 1963.

L’oggi degli oblati, impegnati a fondo negli ambiti più vari della complessa diocesi di Novara, dal Seminario alle parrocchie, dagli uffici diocesani ai santuari è una storia tutta vivere, e dunque ancora tutta da scrivere.