Mater Ecclesiae: «Ecco tuo figlio … Ecco tua madre. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé …» è il titolo del messaggio di Papa Francesco per la XXVI Giornata del Malato che si celebrerà il prossimo 11 febbraio.
La croce non è tragedia senza fine, ma segno della gloria di Gesù
Queste Parole del Vangelo di Giovanni, commenta Papa Francesco nel testo diffuso dalla Sala Stampa Vaticana lunedì 11 dicembre, dimostrano come la croce «non rappresenta una tragedia senza speranza, ma il luogo in cui Gesù mostra la sua gloria, e lascia le sue estreme volontà d’amore, che diventano regole costitutive della comunità cristiana e della vita di ogni discepolo».
«Le parole di Gesù danno origine alla vocazione materna di Maria nei confronti di tutta l’umanità», osserva il Papa: «lei sarà in particolare la madre dei discepoli del suo Figlio e si prenderà cura di loro e del loro cammino. E noi sappiamo che la cura materna di un figlio o una figlia comprende sia gli aspetti materiali sia quelli spirituali della sua educazione».
«Il dolore indicibile della croce trafigge l’anima di Maria, ma non la paralizza», fa notare Francesco: «Al contrario, come Madre del Signore inizia per lei un nuovo cammino di donazione. Sulla croce Gesù si preoccupa della Chiesa e dell’umanità intera, e Maria è chiamata a condividere questa stessa preoccupazione. Gli Atti degli Apostoli, descrivendo la grande effusione dello Spirito Santo a Pentecoste, ci mostrano che Maria ha iniziato a svolgere il suo compito nella prima comunità della Chiesa. Un compito che non ha mai fine».
Chiamati da Maria ad essere discepoli
E allora, scrive il Santo Padre, «come Maria, i discepoli sono chiamati a prendersi cura gli uni degli altri, ma non solo. Essi sanno che il cuore di Gesù è aperto a tutti, senza esclusioni. A tutti dev’essere annunciato il Vangelo del Regno, e a tutti coloro che sono nel bisogno deve indirizzarsi la carità dei cristiani, semplicemente perché sono persone, figli di Dio». L’esempio è mostrato dal discepolo Giovanni: « Giovanni, come discepolo che ha condiviso tutto con Gesù – si legge ancora nel messaggio – sa che il Maestro vuole condurre tutti gli uomini all’incontro con il Padre. Egli può testimoniare che Gesù ha incontrato molte persone malate nello spirito, perché piene di orgoglio e malate nel corpo. A tutti Egli ha donato misericordia e perdono, e ai malati anche guarigione fisica, segno della vita abbondante del Regno, dove ogni lacrima viene asciugata».
L’impegno concreto della Chiesa per i malati
Un cammino nel quale la Chiesa è impegnata da sempre. E’ «ricchissima serie di iniziative a favore dei malati» che ha caratterizzato la comunità ecclesiale, come frutto concreto della sua «vocazione materna», sottolinea Francesco. Questa «storia di dedizione», fa notare il Papa, «continua ancora oggi, in tutto il mondo»: «Nei Paesi dove esistono sistemi di sanità pubblica sufficienti, il lavoro delle congregazioni cattoliche, delle diocesi e dei loro ospedali, oltre a fornire cure mediche di qualità, cerca di mettere la persona umana al centro del processo terapeutico e svolge ricerca scientifica nel rispetto della vita e dei valori morali cristiani. Nei Paesi dove i sistemi sanitari sono insufficienti o inesistenti, la Chiesa lavora per offrire alla gente quanto più è possibile per la cura della salute, per eliminare la mortalità infantile e debellare alcune malattie a larga diffusione».
«Ovunque essa cerca di curare, anche quando non è in grado di guarire», sottolinea ancora il Papa, secondo il quale «l’immagine della Chiesa come ‘ospedale da campo’, accogliente per tutti quanti sono feriti dalla vita, è una realtà molto concreta, perché in alcune parti del mondo sono solo gli ospedali dei missionari e delle diocesi a fornire le cure necessarie alla popolazione».