La catena della vita. Le parole del vescovo Franco Giulio ai giovani nella Gmg diocesana

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Lo scorso sabato 20 novembre, vigilia della solennità di Cristo Re dell’Universo, si è celebrata in diocesi la XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù, sul tema, tratto dal messaggio di Papa Francesco ai giovani di tutto il mondo, Alzati e Testimonia.
Di seguito pubblichiamo integralmente l’intervento con le parole che il vescovo Franco Giulio Brambilla ha rivolto ai ragazzi il momento di preghiera e Adorazione eucaristica che ha chiuso l’incontro, in cattedrale a Novara.


La catena della vita
Intervento alla celebrazione in diocesi della XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù
20-11-2021
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La catena della vita

Intervento alla celebrazione in diocesi  della XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù

Un saluto affettuoso a tutti voi, in questa sera, nella quale viviamo per la prima volta la Giornata della Gioventù nella festa di Cristo Re, al termine dell’anno liturgico. Vogliamo celebrarla in un modo nuovo, rispetto alla Veglia delle Palme, che peraltro continueremo a fare, anche in preparazione alla XXXVIII Giornata mondiale della Gioventù che si terrà a Lisbona nel 2023.
Il testo che ci fa da guida contiene per la terza volta nel Libro degli Atti degli Apostoli il racconto della conversione di san Paolo sulla via di Damasco (At 26, 12-18). Paolo da quel momento passa da persecutore a testimone. Sono belle le parole che Gesù rivolge a Paolo, quando caduto a terra domanda:

“«Chi sei, o Signore?»”. (At 26, 15a)

È molto significativo che nella domanda di Paolo sia già contenuta la risposta, lo chiama infatti “Signore”.

“E il Signore rispose: «Io sono Gesù, che tu perséguiti. Ma ora àlzati e sta’ in piedi.»”. (At 26, 15b-16)

Dopo due anni in cui abbiamo assistito in tutti i modi possibili alle varie fasi di evoluzione della pandemia, stasera siamo invitati anche noi a stare in piedi!
A tal proposito raccomando a tutti di scrivere sul proprio diario o sulla propria pagina social, il racconto di questi due anni, magari dedicandovi un po’ di tempo durante la vacanza, domandandoci semplicemente: come abbiamo vissuto questo tempo?
Vi confido che in questa settimana trascorsa nell’Unità Pastorale Missionaria di Omegna sono stato fortunato perché ho trovato una cosa inimmaginabile, da Guinness dei primati! Mentre facevo la visita pastorale a Mergozzo, mi hanno portato a vedere una cosa che mi ha fatto sbarrare gli occhi! Eccola:

Si vede lo scultore Giuseppe Lusetti con la sua opera, che da un blocco di granito ha ricavato una catena scolpendo quasi trecento anelli in modo tale che tutti fossero intrecciati l’uno nell’altro – per ottenere quest’effetto di concatenazione è stato necessario che un anello fosse scolpito con un’angolazione di novanta gradi rispetto al precedente e così di seguito! – e con molta pazienza, con infinita pazienza, egli ha scolpito quello che ha visto dentro nel marmo. A quel punto gli ho chiesto come ha potuto realizzare quest’opera e mi ha risposto in modo disarmante che lo scultore vede l’opera nascosta nella pietra. E ha aggiunto: “Basta togliere il superfluo!”. Nel blocco di granito o di marmo, oppure nel pezzo di legno, per l’artista è già contenuta la figura. Così nello sviluppo della vita c’è già dentro la vostra figura adulta, quella che intendete far crescere. Si tratta con un primo gesto di togliere il superfluo!!!
Altre immagini ci mostrano la catena: prima distesa nel prato a fianco della chiesa di Mergozzo:

Poi appesa in modo lineare, come in un quadro moderno:

Ancora, la vediamo allungata su una stradina che si arrampica. Osservate quante mani sono necessarie per sostenerla:

Ed ecco la sorpresa: questo è il pezzo di marmo da cui è tratta la scultura:

 

Con l’immaginazione possiamo riandare a come l’artista ha iniziato la sua opera, dall’alto, scendendo e scolpendo i trecento anelli già intrecciati tra loro… Probabilmente non esiste una cosa simile in tutto il mondo!

Desidero allora fermarmi a riflettere su tre aspetti con cui possiamo far emergere l’opera d’arte dal granito e l’opera d’arte che siamo noi, compiendo tre gesti o tre azioni, ripetute con pazienza e creatività.
La prima consiste nel togliere il superfluo. Se chiedete ad ogni scultore come fa a intravedere la figura finita, a cominciare da Michelangelo in giù, vi direbbe che è sufficiente togliere ciò che superfluo per far emergere l’immagine.
Il secondo gesto è curare l’essenziale. Perché ogni anello abbia gioco con l’altro a cui è collegato occorre che sia perfetto affinché non si rompa e la pietra non si crepi. Fare quasi trecento anelli senza romperne nessuno ha richiesto tantissima cura e pazienza!
E, infine, con il terzo gesto, bisogna disegnare il futuro. È molto bella questa catena che può assumere diverse posizioni, disegnare molte figure e rappresentare molte immagini di futuro! L’abbiamo vista avvolta come una specie di chiocciola o spirale, poi distesa come una sorta di biscia e poi addirittura appesa ad una parete e infine lungo una strada per indicare il cammino.
La stessa catena, gli stessi anelli, possono disegnare percorsi molto diversi. Riflettiamo brevemente su questi tre aspetti.

1 – Togliere il superfluo

Proviamo a guardare nella nostra vita, facciamoci aiutare anche da qualcuno che ci sta accanto, che magari sia il nostro punto di riferimento, che è la persona con cui dialoghiamo, che è quell’amico o amica a cui chiediamo che cosa devo togliere, tra le molte cose che possiedo? Provate ad osservare stasera quando rientrerete a casa la vostra camera e vedrete quante cose ci sono! In genere le nostre camere – lo dico sovente ai ragazzi delle elementari e delle medie – sono come la foresta amazzonica! Per farsi strada, per trovare il letto bisogna abbattere qualche barriera… per trovare ciò che è essenziale si tratta di togliere ciò che è superfluo. Ho già raccontato in un’altra occasione la storia della torta: la mia generazione ha dovuto aggiungere qualcosa per fare la torta della vita, la vostra deve togliere ciò che è superfluo.
Pensiamo a quanto scarto è rimasto per realizzare la catena di granito, per farla brillare nella sua bellezza, ma anche nella sua plasticità, nella sua possibilità di essere utilizzata per mille rappresentazioni. La prima domanda importante è proprio questa: quale figura c’è dentro di noi? Riusciamo a scorgere la figura che saremo fra due o tre anni? A costruirla, a lavorarci un po’ sopra, a farla crescere, ad abbandonare qualcosa per ottenere ciò che è più grande? Ecco: questo è il primo momento che risponde alla bella domanda del Signore Gesù nei confronti di Paolo: “Alzati e sta’ in piedi!”.

2- Curare l’essenziale

Come ci ha mostrato la foto, anche noi dobbiamo immaginare di partire dall’alto con lo scalpello e pian piano tirare fuori prima un anello orizzontale poi il successivo verticale già intrecciato, cercando di non fare saltare l’uno mentre si lavora con l’altro. Mi sembra molto bella questa immagine, perché a volte si ha un po’ l’impressione di girare su se stessi, come se la vita non procedesse, e si fanno le stesse cose o gli stessi errori, anche per sostenere un esame o un’interrogazione e si impegna molto tempo.
Pensiamo a quanta cura dell’essenziale ha avuto l’artista per far emergere piano piano la sua catena con i suoi quasi trecento anelli. Puoi impiegare anche dieci anni di vita per curare per ogni anello ciò che è essenziale, che sia che sia ad un tempo uguale e ad un tempo un anello in più che ci fa crescere. Solo così si diventa grandi. Se riuscite a scorgere tra gli adulti una persona di cui potete dire: “è una bella persona!” perché è affidabile, perché facilita il rapporto, la relazione, l’attenzione, la vicinanza, l’ascolto, la prossimità, questa è una persona che ha curato anello per anello la sua vita per salire in alto. Curate l’essenziale!
Speriamo, nel breve volgere di mesi passato un po’ il freddo dell’inverno, di poter abbandonare anche le mascherine, ma la cosa più importante che non dovremmo mai abbandonare sarà la nostra voglia di crescere, eliminando il superfluo e curando l’essenziale.

3 – Disegnare il futuro

Da ultimo si tratta di prendere in mano la catena, valutando la dimensione dell’anello, per sollevarla in alto. Abbiamo bisogno degli altri: guardiamo la catena distesa sul sentiero con l’aiuto di innumerevoli mani, perché venga svolta e possa essere portata.
Nella sua flessibilità la catena può essere usata per creare le più svariate immagini: si può disporre la propria catena, la catena della vita, in lunghezza come una figura sinuosa simile ad un serpente su un prato, oppure si può disporla a chiocciola, o ancora si può affiggere ad un muro, perché appaia nella sua regolarità. È interessante perché la catena sembra la cosa più ripetitiva, come accade per le regole di un gioco, da quelli più difficili a quelli più creativi. È interessante che il gioco che deve rispettare molte regole consente anche tanta creatività.
Insomma la terza e ultima cosa che ci viene chiesta è proprio di disegnare il nostro futuro. Allora, dopo aver scritto due paginette su come abbiamo vissuto questi due anni, chiediamoci cosa abbiamo imparato togliendo il superfluo, curando l’essenziale, al fine di disegnare il nostro futuro! Come vogliamo distendere la nostra catena sul prato; come vogliamo condividerla con gli altri, per crescere e andare avanti in questo terzo decennio del secolo?
Tra poco, mentre pregheremo in silenzio davanti al Santissimo Sacramento, accanto ai nostri amici, alle nostre amiche, rivedremo passare di nuovo davanti a noi le immagini della catena scolpita da questo arditissimo artista. Possiamo dire che nella nostra diocesi questa sera abbiamo seicento giovani da Guinness dei primati!

 

+Franco Giulio Brambilla
Vescovo di Novara