Nella mattina di oggi, lunedì 25 ottobre, presso la Curia diocesana di Novara si è tenuta una conferenza stampa nella quale è intervenuta suor Shahnaz Bhatti, missionaria in Afghanistan, che è stata ospite anche della Veglia Missionaria diocesana presieduta dal vescovo Franco Giulio Brambilla nel santuario di Boca sabato 23 ottobre, vigilia della Giornata Mondiale Missionaria.
Alla conferenza stampa sono intervenuti anche padre Massimo Casaro, direttore del Centro Missionario Diocesano e mons. Fausto Cossalter.
Religiosa della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, suor Bhatti è originaria del Pakistan. E’ stata missionaria in Afghanistan per due anni sino allo scorso agosto, quando, scortata dall’Esercito Italiano, è riuscita a lasciare il Paese, a seguito dell’entrata a Kabul dei Talebani. Ha preso uno degli ultimi voli, il 25 agosto, giorno prima del sanguinoso attentato che di fatto ha bloccato l’attività partiti dall’aeroporto internazionale.
La suora era nella capitale nell’ambito del progetto “Pro bambini di Kabul”, nato nel 2001 per volere di Papa Giovanni Paolo II e portato avanti, attraverso l’Usmi (Unione Superiori Maggiori d’Italia), insieme ad altre due religiose di altre congregazioni. La comunità gestiva nella capitale afghana una scuola per bambini – circa 60 in tutto – con handicap mentali e con la sindrome di Down dai 6 ai 10 anni. Dal 15 al 25 agosto è riuscita a far uscire dal Paese 15 famiglie di collaboratori dell’associazione. Le famiglie dei ragazzi hanno lasciato a capitale per luoghi più sicuri.
Di quei 10 giorni suor Shahnaz ricorda la paura: «Paura di cadere nelle mani dei talebani, delle retate senza pietà. Anche organizzare la partenza, per far evacuare fino all’ultimo cristiano, è stato doloroso e difficile. Io ho scelto di restare fino alla fine: ero convinta che o saremo morti tutti o ci saremo salvati tutti. Naturalmente tifavo per quest’ultima cosa».
QUI L’INTERVISTA COMPLETA A SUOR SHAHNAZ RILASCIATA AI SETTIMANALI DELLA DIOCESI DI NOVARA
«Le parole di suor Shahnaz non cadono nel vuoto. Ci ricordano dell’importanza che anche oggi sia riconosciuto e sostenuto l’impegno missionario – ha detto il vicario generale don Fausto Cossalter -. Sono una risposta a coloro che si chiedono “ma perché con tutti i problemi e le difficoltà che abbiamo in Italia e sul nostro territorio, dobbiamo impegnarci anche per chi è lontano?”. Non si può chiudere gli occhi sui drammi di chiunque soffra. Ce lo chiede il Vangelo». Don Fausto Cossalter ha passato poi brevemente in rassegna la presenza missionaria diocesana con fidei donum (presbiteri e laici), in Ciad, Uruguay, Brasile, Algeria e Senegal.
«Il nostro impegno per la missione – ha aggiunto – va portato avanti con l’aiuto concreto, ma anche con un intervento di animazione missionaria, di sensibilizzazione, di promozione culturale, soprattutto nei confronti dei giovani».
Proprio riferendosi a questo aspetto, padre Casaro ha sottolineato come «L’impegno missionario e la stessa animazione missionaria non possono essere slegate dalla dimensione di fede. Ciascun credente è chiamato ad essere missionario. La missione è un cammino che nasce proprio dalla fede in Gesù e dalla Verità del Vangelo per divenire poi impegno sociale. In questo senso oltre all’azione missionaria, ci impegniamo a promuovere uno stile missionario, da vivere come testimonianza nella quotidianità di ognuno»