«Per chi sono io?», omelia alla Route dei giovani 2018

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Uno sguardo a se stessi, ai propri talenti e limiti, uno sguardo alla relazione con l’altro ed uno alla relazione educativa, nello sfondo della relazione con Dio e nel segno di tre «linguaggi», tre stili: quello del cuore, della mente e della parola.

E’ quello che nasce dalla domanda “Per chi sono io?”, che il vescovo Franco Giulio ha rilanciato ai giovani della Route 2018 di Briga e Borgomanero: «Credo che questa nostra Route 2018 rimarrà nella nostra memoria come la Route che ha cambiato la nostra domanda. Non più la questione: “Chi sono io?”, ma: “Per chi sono io?”. Stamane, abbiamo declinato questa domanda, offrendo a ciascuno di noi quattro grandi ambiti in cui metterla alla prova, in cui testarla, come s’usa dire», ha detto il vescovo nell’omelia della messa conclusiva.


Omelia alla Route dei giovani 2018
03-06-2018

Il primo ambito nel quale testare questa domanda di fondo sulla propria vocazione “per” – ha detto il vescovo – «sono i nostri talenti e i nostri limiti, e, forse, abbiamo capito, sentendo anche le domande che mi avete restituito, che uno non ha pregi e difetti, ma il suo pregio può diventare il suo difetto, se è fatto valere unilateralmente, e anche il difetto che uno può avere, se è abitato e lavorato, può diventare un pregio. Il secondo ambito era la relazione con l’altro, che ha il suo vertice nella relazione affettiva. Abbiamo imparato che per arrivare alla relazione affettiva matura, come un brillante dalle mille facce e dai mille volti, è molto importante che noi impariamo a costruire anche altre relazioni: bisogna vivere il nostro rapporto con l’altro, immaginando – come ci siamo detti tante altre volte – che l’altro non è il mio doppio, il mio io allo specchio, il mio io ingigantito, ma è proprio “altro” e rimane “altro”! Solo così ci arricchisce. Il terzo ambito era quello della relazione educativa. Facciamo ora i primi esperimenti come animatori, poi più avanti negli anni come educatori, che ci attrezzano a quello che sarà il lavoro più grande o, se vogliamo dire meglio, la più grande passione della nostra vita: come noi siamo stati generati in formato adulto, così anche noi genereremo altri. E lì ci sentiremo veramente uomini e donne!»