Gesù poteva venire nel mondo in molti modi. Papa Francesco in una catechesi diceva: «poteva venire spettacolarmente o come un guerriero, un imperatore…», invece «viene come un figlio di famiglia, in una famiglia». «Dio ha scelto di nascere in una famiglia umana» stringendo un legame irreversibile con le Sue creature. Ha scelto di passare da lì, dal grembo di una ragazza. Nella generazione si compie qualcosa di decisivo per l’umano.
Il presepe della Cattedrale di Novara, attraverso raffigurazioni artistiche dell’infanzia di Gesù, desidera presentare questa realtà: la nascita e la crescita “in età, sapienza e grazia” accanto a Maria e Giuseppe, imparando le quotidiane azioni di una famiglia: l’affetto, il gioco, la collaborazione, la festa, il lavoro.
L’arte ha rappresentato in molti modi l’infanzia di Gesù, anche con una sequenza quasi cronologica, come ad esempio la croce di Pasquale, opera di oreficeria conservata nei Musei Vaticani. Il ciclo dell’infanzia – dall’Annunciazione alla presentazione al Tempio – è narrato con piccole scene in smalto situate all’interno della croce: la nascita di Gesù si trova proprio all’incrocio delle braccia del manufatto.
Con san Francesco d’Assisi la Natività comincia ad essere rappresentata in un modo più storico e anche più sentimentale. Con il presepe di Greccio, nel Natale del 1223, Francesco enfatizza per il popolo di questa piccola località gli aspetti umani della natività. Il presepe della Cattedrale lo presenta attraverso le artistiche statue dell’Ottocento, donate dalle Suore Rosminiane di Intra.
I riquadri artistici che creano lo sfondo narrativo del presepe riproducono opere d’arte internazionali e preziose rappresentazioni del nostro patrimonio scultoreo e pittorico novarese.
La narrazione della nascita ci obbliga a riconoscerci figli, dipendenti da altri e dalle loro cure, radicalmente incapaci di “farsi da sé”. E’ un affidarsi del bambino ai genitori e la responsabilità dei genitori ad accoglierlo ascoltando i sentimenti materni e paterni più profondi che albergano in loro.
Nel presepe l’umano è presente nella varietà delle sue espressioni: dai pastori, i poveri aperti alle sorprese di Dio, ai magi, figura di tutte le “genti” raggiunte dalla luce della stella, all’umanità indifferente e distratta, rappresentata dagli ospiti della locanda. Il presepe è come un Vangelo “in dialetto”.
Mons. Walter Ruspi
Prefetto del Capitolo della Cattedrale