Un santuario, tre cappelle e un porticato della Via Crucis, immersi nella Riserva naturale di Ghiffa: questo è in sintesi il complesso del Sacro Monte di Ghiffa, alle pendici del Monte Cargiago sul Lago Maggiore. Un luogo della fede della Chiesa novarese, dedicato alla Santissima Trinità e un complesso architettonico incompiuto, che si presenta come parte integrante del bosco in cui è stato costruito e dove trova spazio il culto, molto diffuso in Val Travaglia e Valle Intrasca, della Santissima Trinità, attraverso numerose rappresentazioni artistiche.
I pellegrini al Sacro Monte di Ghiffa, mettendosi in cammino all’interno della Riserva Naturale, potranno ammirare il Campanile (1646), la Cappella dell’Incoronazione della Beata Maria Vergine (1647), la Cappella di San Giovanni Battista (1659), la Cappella di Abramo (1700), il Porticato della Via Crucis (1752), la Cappella dell’Addolorata (1761).
CENNI STORICI
I lavori per la costruzione del Santuario iniziarono nel 1605 e attorno al 1617 il processo di costruzione del corpo centrale era quasi concluso, salvo ulteriori aggiunte protratte a fine secolo, in base alla testimonianza delle visite pastorali. La realizzazione del Sacro Monte sembrerebbe un processo incompiuto e l’idea generale prevedeva una decina di cappelle. La realizzazione del complesso ebbe un andamento lento e continuo, che contemplò la costruzione del Campanile nel 1646, della Cappella dell’Incoronata nel 1647, l’elevazione del campanile fino all’altezza attuale insieme alla costruzione della cappella di San Giovanni nel 1659, l’edificazione della cappella di Abramo nei primi anni del 1700 e la costruzione del porticato della Via Crucis nel 1752, chiuso a nord nove anni dopo con la Cappella dell’Addolorata.
Il tema della Santissima Trinità fu rappresentato in momenti e con modi diversi in tutto il Sacro Monte raggiungendo l’apice artistico proprio nell’altare della SS. Trinità, l’immagine più antica che si rifà al Tres vidit unum adoravit, uno dei modi più comuni nel ‘Seicento per rispondere al dilemma della rappresentazione della Trinità, e che verrà poi proibito da Benedetto XIV nel 1745.
Nel 1869, quando un Decreto Reale espropriò molti beni ecclesiastici a favore del Demanio, ci fu una svolta nella storia del Sacro Monte di Ghiffa: vennero venduti i terreni serviti alle rendite della fabbriceria e il ristorante fu affittato dal Comune per nove anni all’assessore anziano Giulio Noja. Una particolarità del Sacro Monte di Ghiffa è che per questi tre secoli furono degli eremiti, a turno, a occuparsene: il primo, appartenente all’Ordine dei Trinitari, giunse sul luogo nel 1728, l’ultimo fu Giovanni Metaldi, il quale rimase fino al 1927. Tra 1963 e 1965 il Sacro Monte fu dato in consegna ai Padri dell’Ordine dei Servi di Maria.