Proprio nella sua casa, nell’inverno del 1522, avvennero fatti miracolosi che hanno poi dato origine alla costruzione del Santuario.
Un piccolo dipinto su pergamena, raffigurante Cristo in Pietà tra Maria e Giovanni evangelista, si trovava appeso alla parete della camera superiore. Nei giorni 8, 9, 10 e 28 gennaio 1522 e poi nei successivi 4 e 27 febbraio, la pergamena fu vista sanguinare. Le ferite del corpo di Gesù si ravvivarono e gocce di sangue scesero dal quadretto sulla cassapanca che si trovava sotto. La seconda sera, il 9 gennaio, una piccola costola sanguinante, proporzionata al Cristo del dipinto, uscì dal costato ferito e cadde sulla tovaglia sottostante. Venne raccolta in un calice e portata in processione nella chiesa parrocchiale, dove ancora oggi è custodita, in un prezioso reliquiario che il cardinale Federico Borromeo donò nel 1605. I panni macchiati dal sangue sono conservati nell’urna posta sotto la mensa dell’altare maggiore del Santuario. Anche il dipinto su pergamena ha trovato una collocazione nel santuario di Cannobio: è custodito entro una nicchia ricavata al centro dell’altare maggiore, sotto ad una tavola di Gaudenzio Ferrari.
Ne affidò il progetto al Tibaldi che per la realizzazione si servì di maestranze locali, dirette dai Beretta di Brissago.
Dal 1575 al 1614, con il solo sostegno finanziario di borghigiani e devoti si lavorò per l’erezione della struttura, che poi lungo il 1600 fu arricchita di stucchi, affreschi e tele, fino a raggiungere lo splendore di oggi.