La festa del Corpo e del Sangue del Signore conclude il ciclo delle grandi feste dell’anno liturgico (rimane solo, venerdì della prossima settimana, la festa devozionale del Sacro Cuore). Come la domenica della Trinità, anche questa festa ci aiuta a raccogliere l’anno liturgico in uno sguardo sintetico: la solennità della Trinità nel cuore del mistero di Dio, la solennità del Corpo e Sangue del Signore che celebriamo questa sera fissa il nostro sguardo nel gesto del pane spezzato e del calice condiviso. Già altre volte ho commentato il testo del Deuteronomio (Dt 8,2-3.14b-16a), proclamato come prima lettura. Quest’anno mi piace riferirlo soprattutto alla vita di famiglia, il tema della lettera pastorale, perché riassume bene il senso del cammino. Quando predichiamo, quando insegniamo, quando diamo consigli, quando esortiamo, spesso presentiamo alle persone i valori che stanno nel cielo platonico, così lontani da noi, mentre è difficile dare come aiuto alle persone la capacità di interpretare e leggere i fatti, le cose accadono attorno a noi e come conviene agire lungo il cammino.
Il breve testo del Deuteronomio, attraverso i suoi tre versetti più il quarto, forse il più bello, non presente nella pericope che è stata letta ma che ricorderò, descrivono il cammino della vita umana, della vita familiare, della vita delle comunità cristiane, illustrando il paradigma dell’esodo:
La memoria del cammino dell’Esodo
Omelia nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo
08-06-2023