«… Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». (Lc 2,12)
Questo è il segno del Natale: un bimbo avvolto in fasce accolto con cura regale (Sap 7,4) e riconosciuto con gioia come il bue e l’asino trovano la mangiatoia del loro padrone, mentre Israele non riconosce la venuta del Signore (Is 1,3). È il segno al quale ogni anno dobbiamo di nuovo andare e dal quale dobbiamo partire. Bisogna accogliere Dio che viene in mezzo a noi e inizia la sua strada facendosi bambino. Ogni uomo o ogni donna prende avvio e cammina in questo mondo muovendo i primi passi da piccolo e poi diventa adulto. Questo è il segno della nascita!
Il mistero dell’infanzia ci dice che non si nasce già grandi, ma si diventa adulti, anzi ci ricorda che la prima stagione della vita non viene superata, ma va custodita, perché dev’essere sempre rinnovata dentro noi. Sta qui il motivo per cui ogni anno ritorna il mistero del Natale, cioè della nascita di Gesù e della nostra rinascita.
Come ebbi a dirvi qualche anno fa, tutto il XX secolo è stato vissuto sotto il segno dell’uomo come un essere-per-la-morte, un essere “mortale”. Difficilmente abbiamo sentito parlare dell’uomo come un essere-per-la-nascita, un essere “natale”. Ma l’uomo e la donna sono fatti per la vita! Pertanto, quest’anno ho pensato di proporvi la mia riflessione attraverso una serie di testi, tratti da un grande autore della prima metà del Novecento, francese. È uno scrittore molto conosciuto, Georges Bernanos (1888-1948), autore fra gli altri del famoso romanzo Diario di un curato di campagna. Con i testi che vi citerò, egli ci aiuta a recuperare quello che egli chiama lo “spirito d’infanzia”. Lo faccio attraverso tre passi. [Prosegui la lettura nel PDF allegato]