Insigne Basilica Collegiata di San Gaudenzio di Novara

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La Basilica di San Gaudenzio, in cui si innesta la cupola simbolo dell’identità novarese, è il luogo in cui sono custodite le spoglie del Santo Patrono della Diocesi di Novara.

Situata nel centro storico di Novara, la Basilica è dedicata a San Gaudenzio e, oltre ad essere un luogo della fede per la Chiesa novarese, è anche uno dei luoghi più significativi della storia della città di Novara.

 

LA BASILICA

Il primo tempio di San Gaudenzio (esistente sin dall’anno 841) si trovava in una zona diversa del centro storico di Novara: era situato all’inizio dell’attuale via XX Settembre. Esso venne demolito, ricostruito e consacrato nel 1298 dal vescovo Papiniano.

L‘attuale Basilica di San Gaudenzio, fu edificata nel punto più elevato di Novara tra il 1577 ed il 1690, in seguito alla distruzione, ordinata da Carlo V, della vecchia Basilica esterna alla cinta muraria. La progettazione del nuovo monumento fu affidata a Pellegrino Pellegrini.

L’ingresso della Basilica, di monumentali proporzioni, e la porta in noce lavorato, con rosoni e teste di ferro fuso, sono opera di Alessandro Antonelli. All’interno la Basilica si presenta con una navata unica, a croce latina, affiancatata da cappelle laterali collegate tra loro, con un ampio transetto e un profondo presbiterio.

All’inizio della navata centrale domina, sospeso, un enorme mazzo di fiori, a ricordo dell’incontro tra Gaudenzio, Vescovo di Novara e Ambrogio, Vescovo di Milano, nonché della secolare offerta di cera da parte di 59 comuni del circondario e di 12 case patrizie della Basilica Civica. Proprio questo gesto viene rinnovato ogni anno in occasione della cerimonia del Fiore, nella Solennità di San Gaudenzio, gesto conclusivo del corteo civico che dal municipio arriva nella Basilica cittadina.

LE CAPPELLE

Nella cappella della Buona Morte (prima del lato destro), si trova la Deposizione, opera del Moncalvo. Nella volta vi sono affreschi del Morazzone e nella parete destra la tela Giudizio finale, sempre del Morazzone. Nella cappella della Circoncisione (seconda del lato destro), sull’altare è esposto il dipinto raffigurante la Circoncisione di Giovan Battista della Rovere detto il Fiammenghino. Nella cappella del Crocifisso (terza del lato destro), si trova un Crocifisso attribuito a Gaudenzio Ferrari. In alto, sull’altare della cappella del Crocifisso, Angeli di Grazioso Rusca. Sulla parete sinistra è raffigurata la Vergine Maria in un affresco del XV secolo proveniente dall’oratorio di San Luca.

A sinistra dell’altare del transetto destro, si trova una scaletta di accesso alla cappella dello Scurolo (1674-1711). La cappella dello Scurolo è di forma ottagonale, con  porte in acciaio e bronzo, un rivestimento di marmi preziosi con decorazioni in bronzo; in quattro nicchie sono collocate le statue dei Santi Adalgiso, Agabio, Lorenzo e Giulio; nella volta è rappresentato il Trionfo di San Gaudenzio, affresco di Stefano Legnani. Sopra l’altare della Cappella dello Scurolo, riccamente decorato con rilievi bronzei in campo di lapislazzuli, è collocata la grande urna ottagonale in argento e cristallo contenente le reliquie di San Gaudenzio.

Nel  presbiterio, si trova un altare maggiore barocco, notevole per la ricchezza dei marmi e per le decorazioni in bronzo disegnate da Carlo Beretta e fuse da Carlo e Francesco Pozzi, da Giovanni Battista Agazzini e da Carlo Esartier. Sulla parete sinistra del presbiterio, è situata la cattedra marmorea sulla quale siedono i vescovi nel giorno del loro ingresso.

Nel transetto sinistro si trova una grande tela di Pelagio Pelagi (1833) dedicata a Sant’Adalgiso, raffigurante il santo mentre dona ai canonici di San Gaudenzio i beni di Cesto.

Nella cappella della Madonna di Loreto (terza del lato sinistro), intorno all’altare, vi sono affreschi di Stefano Legnani, e, sulla parete destra, un Presepio affrescato da Bernardino Lanino proveniente dal monastero di Sant’Agata. Nella cappella della Natività (seconda del lato sinistro), è posto un grande polittico a due piani, opera di Gaudenzio Ferrari (1516). Nella parte superiore sono rappresentati Gabriele, la Natività e la Madonna Assunta, mentre nella sezione inferiore, la Madonna col Bambino e tre santi, tra cui i due santi vescovi Ambrogio, Agabio, e a sinistra: San Pietro e San Giovanni Battista, a destra: San Paolo e San Gaudenzio. Nella cappella dell’Angelo Custode (prima del lato sinistro), si possono ammirare affreschi di Tanzio da Varallo (1629) e la tela sulla parete sinistra raffigurante la Battaglia di Sennacherib (1627-29). Nella Sacrestia, con accesso dalla parete sinistra del transetto destro, si può vedere San Gerolamo attribuito allo Spagnoletto. Nella cappella del Santissimo Sacramento, con accesso dalla parete destra del transetto sinistro, sono sistemate otto tavole con scene della vita di San Gaudenzio, di Giovan Mauro Della Rovere.

La consacrazione della Basilica Tibaldiana comprendente le sole cappelle attuali, senza quindi il transetto e il presbiterio, avvenne il 13 dicembre 1590 ad opera del Vescovo Speciano, ma solo nel 1659 vennero completate le strutture architettoniche e finalmente, l’11 giugno 1711, furono solennemente deposte nello Scurolo le reliquie di S. Gaudenzio conservate fino ad allora nella attigua Cappella di S. Giorgio.

IL CAMPANILE
Completata la Basilica, la Fabbrica Lapidea – costituita nel 1552 per realizzare la ricostruzione del Tempio Gaudenziano e che ne ha ininterrottamente curato fino ad oggi la manutenzione – decise nel 1753 la costruzione del Campanile, rivolgendosi per il progetto a Benedetto Alfieri, architetto dei Savoia sotto il cui regno Novara era passata nel 1738. Nel 1786 il Campanile era completato.

LA CUPOLA
Un primo progetto della Cupola di San Gaudenzio fu eseguito da Alessandro Antonelli nell’anno 1841. L’aspetto esterno corrispondeva alle più moderne cupole di quel tempo, cioè San Paolo di Londra e Santa Genoveffa di Parigi.

Nel 1844, affidati i lavori ad abilissime maestranze sotto la direzione del geniale Giuseppe Magistrini, si costruirono gli otto arconi destinati a portare la Cupola; ma negli anni seguenti l’opera rimase interrotta, anche a causa delle guerre per l’unità e l’indipendenza d’Italia. Così l’architetto ebbe tempo di pensare a perfezionare il disegno e nel 1855 presentò infatti un secondo progetto, nel quale la Cupola appariva più elevata perché il peristilio di colonne era stato innalzato su un piedistallo.

Nuove difficoltà rallentarono la costruzione e nel 1860 uscì il terzo disegno, in cui l’architetto immaginò un secondo peristilio o giro di colonne, elevato nello spazio sopra il primo. Questo nuovo progetto fu dapprima respinto e successivamente approvato dal Consiglio comunale, poiché l’ architetto riuscì a dimostrare con precisi calcoli che, nonostante la maggiore altezza, sarebbe costato meno del precedente.

Infatti la costruzione era alleggerita al massimo e richiedeva minore quantità di materiali. Proseguiti i lavori, nel 1862 la costruzione giunse fino al termine della Cupola vera e propria, restando da fare il cupolino. Ancora opposizioni sorsero a fermare il lavoro e la Cupola restò per 13 anni coperta da un tetto provvisorio. Quest’altra lunga interruzione diede all’architetto la possibilità di concepire il raddoppio del cupolino, in armonia con l’eseguito raddoppio del colonnato sotto la Cupola.

Così il cupolino fu costruito negli anni dal 1876 al 1878 e la statua del Salvatore, opera dello scultore milanese Pietro Zucchi, fu innalzata sull’estrema cuspide il giorno 16 maggio 1878. Negli anni dal 1881 al 1886 furono consolidati da Antonelli i quattro piloni della Basilica portanti la Cupola e furono ampliate le fondazioni; queste opere garantirono la stabilità delle basi della torre. Rinforzi in cemento armato al cupolino ed altri lavori nella zona degli arconi furono eseguiti (ing. A. Danusso) nel 1931, nel 1937-38 e nel 1945.

IL CAPITOLO CANONICALE
Si fa tradizionalmente risalire al secondo vescovo di Novara, Sant’Agabio, la costituzione di un gruppo di chierici che avessero cura della Basilica Apostolorum, la chiesa fuori le mura ove erano state poste ed erano venerate la spoglie del primo vescovo San Gaudenzio.Nel IX secolo il vescovo Adalgisio ebbe cura di questi chierici, ormai già detti canonici, ne stabilì il numero e legò a questo Capitolo ingentissimi beni della sua famiglia situati a Cesto (di cui i canonici godettero sino all’incameramento napoleonico dei beni nel1801).Nel corso dei secoli il Capitolo gaudenziano fu arricchito di beni e privilegi per volontà di papi, re, imperatori e vescovi e accolse i membri delle famiglie del patriziato e dell’aristocrazia novarese.

Fu protagonista della costruzione e dell’abbellimento della nuova basilica nel corso dei secoli XVI-XVIII e committente delle maggiori opere d’arte che si conservano in Basilica.Soppresso nel 1801 da Napoleone, che lo spogliò praticamente di tutti i beni, fu più volte ripristinato e poi cancellato, sino all’incameramento definitivo dei beni ecclesiastici del 1867 da parte del Regno Sabaudo.

Ripristinato ecclesiasticamente dai vescovi Pulciano e Vicario, ed infine, recentemente, riformato dal vescovo Del Monte, è divenuto Capitolo onorario ed è al momento composto dal Prevosto e da cinque Canonici.