«Cernere i Semi del Tempo». Omelia per la festa di San Giuliano

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Venerdì 7 gennaio il vescovo Franco Giulio ha presieduto la celebrazione per la festa di San Giuliano, patrono di Gozzano. Ecco il testo integrale della sua omelia.

 

Cernere i Semi del Tempo

Omelia per la festa di san Giuliano

 

Introduzione

Un caloroso e cordiale saluto a voi e a tutti coloro che, ricordati all’inizio della Messa dal parroco con il suo consueto affetto, sono presenti al nostro appuntamento annuale. La patronale di san Giuliano, dopo il periodo natalizio, ci aiuta ad iniziare il nuovo anno. È una festa che si colloca ai primi giorni del mese di gennaio e che porta con sé anche le memorie di san Gaudenzio e, infine, di san Giulio, tre patroni legati alla storia cristiana della nostra diocesi.

Il tema che ispira la Liturgia della Parola della messa di oggi proviene dalla lettera pastorale che il vostro parroco – come sempre accade in quest’occasione – assume come filo rosso per la settimana dedicata al patrono di Gozzano, san Giuliano. Come saprete, il titolo della lettera pastorale è: “I semi del tempo” con il sottotitolo: “La Parola di Dio nel cuore degli uomini”. La tematica si riferisce ad un’espressione ancor più famosa che ha tenuto campo in questi sessant’anni dopo il Concilio e che si riferisce ai segni dei tempi.


Cernere i Semi del Tempo
Omelia per la festa di san Giuliano
07-01-2022
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Ho volutamente scelto di variare il titolo della lettera, perché i “semi” sono più concreti dei “segni”. Anzi, soprattutto perché i due temi, che potrebbero sembrare quasi paralleli, in realtà sono complementari e si riferiscono a due verbi diversi: discernere e cernere. Il primo è più conoscitivo, per cui si dice discernere i segni dei tempi, ed è un tema evangelico. Basti ricordare il brano dell’evangelista Luca, nel quale Gesù provocatoriamente interpella i suoi ascoltatori dicendo: “Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?” (cfr. Lc 12,54-59). Come si vede, si tratta di “discernere i segni dei tempi”. Al contrario, il secondo invita a scegliere i semi del tempo, e non si riferisce al verbo discernere, che indica un’operazione intellettuale orientata alla decisione, ma si riferisce, invece, a un altro verbo molto simile, che mi ha molto intrigato ed è cernere i semi del tempo. Bisogna fare la cernita dei semi buoni per il tempo della semina. In questo caso il verbo non è orientato al sapere, ma all’agire, al sapere pratico. Il verbo “cernere” deriva dal latino. Esiste anche in italiano, risuona con un tono un po’ patinato, quasi anticato, e descrive le azioni complesse e profondamente collegate tra loro del distinguere, separare, riconoscere, decidere.

Facciamo qualche esempio per illuminare questo verbo che ci aiuta a “cernere i semi del tempo”. In italiano, la cernita assume il suo significato proprio soprattutto in relazione all’agricoltura: una volta raccolta la frutta, si deve fare la cernita tra quella che si metterà in tavola e quella più adatta a farne marmellata; oppure si fa una cernita, come può avvenire in Val di Non in Trentino, tra le mele belle e ben formate e le altre pure da mettere sul mercato, ma di qualità e costi inferiori. L’azione ha, quindi, a che fare con la ponderazione pratica. Un altro uso del verbo, che parrebbe assumere un’accezione negativa, è la cernita che si riferisce alla raccolta differenziata, perché si deve operare una distinzione tra le diverse forme di rifiuti e scarti. È interessante, però, che si usi questo verbo anche per la scelta dei libri (o degli abiti): è la cernita che si fa in occasione di qualche trasloco o riordino, tenendone alcuni e scartandone altri con determinati criteri. Quindi il “cernere”, rispetto al “discernere”, non riguarda l’interpretazione di un evento, ma ha a monte un’intenzione,  deve trovare alcuni criteri per effettuare la scelta concreta, per scegliere praticamente. Dopo questa illustrazione sul senso del verbo, vi propongo una piccola scansione per l’inizio di questo anno.

 

  1. Cernere i semi: le azioni

Abbiamo iniziato un anno, ripetendo quasi le stesse parole che avevamo usato per quello appena finito. Lo scorso anno avevo tenuto il discorso di san Gaudenzio intitolandolo: “Un anno per rinascere” e, invece, abbiamo dovuto ancora navigare a vista. Ci verrà forse richiesto in questo mese, e speriamo non oltre, fintanto che non si sarà stabilizzata la situazione, di cernere quelle azioni essenziali che poi dovremo portare nel post-pandemia. Le azioni essenziali che nella seconda, o anche nella terza fase, ci hanno messo un po’ più alla prova. In effetti la prima fase era caratterizzata più dalla paura e dalle incognite rappresentate dal diffondersi del virus, la seconda è stata accompagnata un po’ dalla rabbia e dalla stanchezza, mentre la terza sembra soccombere alla depressione. Sono quasi come le fasi che solitamente si profilano in rapporto alla malattia infausta. Noi, quindi, dovremo compiere delle scelte, e così ve le propongo, almeno in tre campi: nel campo della propria vita personale, della vita familiare, e della vita sociale, nella quale ognuno è impegnato. Si pensi solo agli ambiti dell’educazione, del volontariato, persino dell’azione sociale e politica, attraverso cui dovremo decidere quali azioni importanti nei prossimi mesi devono essere prese in carico da noi, quando la situazione si sarà stabilizzata.

È molto importante tutto ciò. Proviamo a guardarci attorno e con grande sincerità, volgendo uno sguardo attento dentro la nostra casa, durante la nostra settimana, valutando quello che facciamo… non ci deve sfuggire il fatto che dopo settant’anni, vale a dire dalla fine del secondo conflitto mondiale, è la prima volta che siamo messi di fronte a una situazione simile! Abbiamo di fronte i giovani e i ragazzi per i quali la loro condizione sta diventando preoccupante. Dobbiamo sentire l’urgenza di stare vicino ai giovani ed è per questo motivo che dedicherò a questo argomento il discorso di san Gaudenzio.

Oggi è sufficiente tenere presente il primo momento del “cernere” le cose essenziali che devono rimanere: vita personale, vita familiare, vita sociale. Le cose che dovrebbero rimanere sono quelle per cui saremmo disposti a perdere una parte importante del nostro tempo!

 

  1. Cernere la qualità: lo stile

Il secondo momento consiste nel cernere la qualità, allo stesso modo con cui si fa passare la frutta per cernere a seconda della qualità, della pezzatura, ponderando ad esempio le mele o le pere se siano ben formate, tornite, senza difetti… Ugualmente accade, secondo gli esempi riportati sopra, il saper cernere, separare, scegliere le varie tipologie di scarti e decidere le cose (abiti, libri) da tenere e quelle da scartare. Questo secondo aspetto riguarda il nostro stile di vita.

Tutti, soprattutto nel primo periodo della pandemia si sono precipitati a dire che dopo la pandemia non sarebbe stata più la stessa cosa, ma ora che sono passati quasi due anni non siamo più così certi! Già durante l’estate scorsa abbiamo visto che il “dopo” talvolta era esattamente uguale al “prima”, o addirittura peggio di prima. Non siamo più certi, perché forse non comprendiamo che questo processo di trasformazione non avviene automaticamente, ma può avvenire solo con il coinvolgimento della nostra libertà, con il nostro coinvolgimento personale, che riguarda l’analisi della qualità e dello stile del nostro agire.

E perché il ragionamento sia concreto, faccio a tal proposito un esempio solo: ognuno di noi sa com’è la sua persona, conosce qual è il suo lato positivo, e ugualmente sa qual è il suo lato in ombra, cioè conosce gli aspetti del suo carattere. Oggi non si parla più del carattere. Nel Novecento un autore, Emmanuel Mounier ha scritto un’opera di oltre ottocento pagine sul carattere (Trattato del carattere, San Paolo, Cinisello Bals. 1990)! Non se ne parla più, perché è invalso dire che così si è, e così si (deve) resta(re)!

Al contrario, l’autore fa un’affermazione consolante, secondo la quale il carattere di una persona non è solo il suo limite, ma è anche il suo pregio. Infatti, è più diffusa l’espressione di rimprovero (che brutto carattere hai?) che quella di apprezzamento (ma che bel carattere)! Se una persona è timida, può diventare intima e profonda, ma, se non lavora su di sé, può chiudersi in se stessa; se una persona è estroversa, può diventare capace di buone relazioni, ma deve controllare anche il suo limite, per cui può essere un po’ superficiale. Non subito il pregio o il limite di una persona sono immediatamente una cosa positiva o negativa. Conta la qualità, è decisiva la cura dello stile del nostro agire! È molto importante: se ognuno di noi portasse avanti, dopo la pandemia, un elemento, una conoscenza, di se stessi che diventasse pratica, e più capace di costruire la vita attorno a noi, sarebbe già un grande risultato.

 

  1. Cernere i tempi: attesa e prontezza

E da ultimo, cernere i tempi. Ne chiarisco subito il senso attraverso due termini: attesa e prontezza. Sono qui davanti, in particolare, i sindaci dei comuni che circondano il Lago d’Orta e che sempre ci onorano con la loro presenza. Richiamo per loro un bell’articolo apparso sul giornale locale di questa settimana, dal quale emerge che i cinque secoli di governo del vescovo di Novara abbiano rappresentato un periodo particolarmente florido per il Lago d’Orta! Per contro, pare abbia rappresentato una calamità la decisione del vescovo di allora, Marco Aurelio Balbis Bertone (1725-1789), di rinunciare alla giurisdizione feudale della Riviera di san Giulio, consegnandola ai Sabaudi e tenendo per sé solo simbolicamente, a torto o a ragione, il titolo vuoto di Principe di san Giulio.

Immaginiamo i prossimi tre mesi: dovremo saper attendere il momento opportuno ed essere pronti al momento giusto per fare la scelta buona. E ciò varrà per la vita personale, per la vita famigliare e la vita sociale come già si diceva. Con questa alternanza di ritmo: cioè non anticipare troppo ciò che necessita ancora di un po’ di attesa ed essere pronti ad intervenire quando ci sarà dato l’occasione di ripartire. Attesa e tempestività sono le due facce della medaglia di una decisione saggia, così come ci vuole la pazienza del contadino, che attende la luna giusta per seminare, mentre prima cerne i semi adatti per essere pronto a seminare al momento opportuno.

Molte saranno le scelte da fare nei prossimi tempi e io vi auguro che per l’intercessione e sotto il patrocinio di San Giuliano – rivolgendo anche il nostro augurio a tutti coloro che si fregiano di questo nome – possiamo essere capaci di compierle e pronti a decidere in modo sapiente. La dimensione tempo è fondamentale nella vita delle persone: non si dovrà arrivare né troppo presto, né dimenticarci di essere pronti quando sarà il momento giusto. Con un caro augurio per l’anno appena iniziato!

+Franco Giulio Brambilla
Vescovo di Novara