Una conversione del cuore – intima, personale e profonda -, che nasce da un evento che ha cambiato la Storia, e che proprio se è si è capaci di permettergli di cambiare ogni giorno il cuore di ognuno, non è storia passata, ma fermento per costruire oggi una società migliore. E’ l’augurio del vicario generale della diocesi don Fausto Cossalter, espresso nella messa della notte di Natale in cattedrale. «Rendiamo i nostri cuori come la grotta di Betlemme, dove accogliere Dio in una fede viva, una speranza ardente, una carità bruciante», ha detto.
Di seguito il testo integrale.
A tutti voi, qualunque sia la motivazione interiore che vi ha spinto ad uscire in questa notte, desidero dire: siate i benvenuti a casa vostra! Perché in questa notte non ci sono distinzioni, tutti siamo stati attratti da un bambino che è il dono più grande che Dio ci fa di se stesso. I nostri dubbi e le nostre convinzioni religiose o morali vengono solo dopo.
Vi invito allora a guardarlo, questo bambino deposto in una grotta, questo piccolo essere fragile, che con la sua venuta in questo mondo, è la sorgente del primo Natale. Se Gesù non fosse nato, noi non saremmo qui riuniti questa notte e la storia non avrebbe preso il corso che conosciamo.
Natale è l’inizio degli inizi, il momento in cui Dio scende fino a noi, si abbassa fino a sposare i tratti della nostra umanità, nelle sue fragilità e grandezze. Sotto l’umile segno di un neonato deposto sulla paglia tra due animali che lo riscaldano con il loro soffio, noi riconosciamo l’Altissimo, il tre volte Santo. Colui per il quale la terra e i cieli esistono. In Gesù la divinità viene a raggiungere la nostra umanità. Il Dio lontano che gli uomini cercano “come a tastoni” (At 17) si è fatto vicino.
Come i pastori siamo invitati a entrare nella grotta in silenzio per contemplare Dio stesso tra le braccia di una giovane donna di nome Maria. È l’Emmanuele, il “Dio-con-noi”, ed è venuto per farci passare dalle tenebre della notte alla luce della vita eterna.
“Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse”, ci ha ricordato il profeta Isaia (9,1).
Chiunque siamo: pastori o Magi, poveri o ricchi, sani o malati, peccatori o giusti, Gesù si dona a tutti, affinché tutti noi riceviamo grazie a lui l’amore del Padre nella gioia dello Spirito Santo. Nel presepe le barriere tra gli uomini cadono, le frontiere tra i Paesi si dissolvono, la diversità delle lingue diventa ricchezza, la varietà delle culture un’armoniosa litania di lode a Dio.
Natale è Dio che ci comunica la sua gioia, che ce la dona, chiedendoci come unica condizione quella di vivere nella fiducia reciproca, gli uni verso gli altri. Natale ci svela anche cosa Dio è capace di fare per noi. Davanti alla mangiatoia capiamo che Dio non può rimanere indifferente davanti alle nostre sofferenze, alle nostre prove, e là dove c’è anche solo una briciola di ingiustizia, Lui viene a mettere tutta la tenerezza del suo amore e la forza della sua salvezza e a scuotere le nostre coscienze spesso addormentate.
In questa notte santa, unica, rendiamo i nostri cuori come quella grotta di Betlemme, dove accogliere Dio in una fede viva, una speranza ardente, una carità bruciante.
Sì, diventiamo grotta per Dio! Una grotta semplice, povera, come poveri siamo noi, ma aperta e accogliente, perché la grotta non ha porte sbarrate, anzi non ha proprio porte, ma è un rifugio che invita ad entrare chi ha bisogno di trovare riparo.
Quando Gesù è nato, in quella grotta dove era alloggiato sono entrati i pastori, uomini poveri e semplici, e Gesù, con Maria e Giuseppe, li hanno accolti abbattendo la barriera del disprezzo con il quale la maggioranza della gente di quel tempo li circondava. Ma poi durante tutta la sua vita Gesù ha abbattuto e aperto tante altre porte. Penso alle barriere che circondavano e isolavano le persone segnate dalla sofferenza e dalla malattia; a coloro che erano rinchiusi nella colpevolezza e nel peccato. Gesù ha aperto la porta alla Maddalena, a Zaccheo, a Levi il pubblicano, alla Samaritana e a tutti i rifiutati dalla società benpensante del suo tempo. E infine, quando è morto sulla croce ha aperto un’altra porta, quella della vita oltre la morte, per tutti!
Questa buona notizia non è qualcosa del passato, ma è per tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i Paesi del mondo. È per noi, chiamati oggi ad essere grotte accoglienti per i fratelli.
Forse qualcuno potrebbe pensare che la sua venuta sia stata invano; dopo 2000 anni quante ingiustizie, quanto odio e cattiveria, quante barriere, quante porte sbarrate, quanta sofferenza è ancora presente nel mondo e anche nel nostro Paese e nella nostra città. Questa notte però Lui ci dice, attraverso il flebile vagito di un Bambino indifeso e povero; “sono venuto per chiedervi di convertire il vostro cuore, di cambiare la vostra vita”. Perché i muri dell’egoismo, dell’indifferenza, dell’odio, del rancore, del razzismo, si costruiscono prima dentro di noi e lì, nel nostro cuore dove germogliano, chiedono di essere abbattuti, perché il cuore diventi grotta accogliente nella quale Dio e i fratelli trovano posto. Quell’annuncio drammatico ascoltato nel vangelo: “per loro non c’era posto nell’alloggio”, non appaia mai sulle porte del nostro cuore!
Vorrei ancora contemplare con voi questo immenso mistero affidandomi alle parole del cardinal Montini, arcivescovo di Milano e poi papa Paolo VI, che due mesi fa è stato proclamato santo. Nel duomo di Milano nel 1955 disse:
Il Salvatore, il Messia, il Gesù di Betlemme
è il Verbo di Dio fatto uomo.
Cadiamo in ginocchio…
La meraviglia non ha confini.
L’adorazione non ha sufficiente umiltà.
La gioia non ha parole bastevoli.
Il cielo si è spalancato.
Il mistero della vita interiore di Dio si è manifestato.
L’umiltà trascendentale di Dio si è palesata feconda.
Cristo non sei lontano nei secoli.
Tu sei vicino, sei presente, sei nostro, se ti sappiamo accogliere.
Tu sei la luce, la letizia, tu sei l’amore.
Vieni, o Signore!
Noi crediamo all’amore e alla tua bontà.
Crediamo che Tu sei il nostro Salvatore.
Abbiamo un solo desiderio:
rimanere uniti a te,
non cristiani di nome bensì cristiani convinti.
Da questa celebrazione si irradi ora su tutta la città, attraverso di noi, un sincero augurio di Buon Natale! Giunga a tutti indistintamente; lo accolgano soprattutto coloro che sono stanchi della vita e non ce la fanno più; coloro che hanno perso il lavoro perché la loro ditta ha chiuso e ora non trovano più nulla perché ritenuti vecchi per il mercato del lavoro. Lo accolga chi ha perso la casa; chi piange perché ha smarrito l’amore su cui aveva puntato tutto; chi è preoccupato per la malattia, propria o della persona che ama; chi è in carcere o nelle case di riposo; chi si sente inutile o solo…
Per tutti sarà un Buon Natale se ciascuno potrà trovare accanto a sé un fratello o una sorella che nella semplicità sappia aprirgli il proprio cuore rendendogli visibile e concreta la presenza del “Dio-con-noi”.
Auguri di cuore!
Don Fausto Cossalter
vicario generale
diocesi di Novara