Omelia alla Messa del Walsertreffen 2022 di Ornavasso

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Il vescovo Brambilla con le autorità italiane e straniere, al termine della celebrazione.

Pubblichiamo di seguito l’omelia del vescovo Franco Giulio, tenuta durante la messa nel giorno di chiusura del Walsertreffen 2022, il tradizionale incontro che vede riunirsi periodicamente la comunità Walser in una località alpina. L’edizione di quest’anno si è tenuta a Ornavasso. Il testo dell’omelia, pronunciata in tedesco, è preceduto dalla traduzione in italiano.

 

Omelia alla Messa del Walsertreffen 2022

Ornavasso, 2 ottobre 2022

Saluto

Con grande gioia come Vescovo di Novara, con il paese di Ornavasso e i suoi abitanti, porgo un cordialissimo saluto a tutti i gruppi folcloristici Walser, che provengono dalla regione del Monte Rosa e non solo. Ho tanto desiderato celebrare con voi questo Walsertreffen 2022, perché da moltissimi anni ho abitato in un paese Walser e ho conosciuto la laboriosità e la genialità degli abitanti e degli insediamenti walser.


Omelia alla Messa del Walsertreffen 2022

Ornavasso, 2 ottobre 2022
02-10-2022
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Breve omelia

Dopo aver spiegato in italiano il Vangelo di oggi, vi riassumo in breve il suo contenuto in lingua tedesca. Alla domanda degli apostoli rivolta a Gesù: «Accresci in noi la fede!», il Signore risponde: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe!» (Lc 17,5-6). La storia della migrazione dei Walser non solo ha sradicato il gelso, ma ha smosso addirittura le montagne. Anzi si è mossa attraversando le montagne! Dialogando con la natura dell’alta quota al di là e al di qua del Monte Rosa, ha inventato abitazioni, coltivazioni, alpeggi, chiese, strade, che hanno creato uno stile inconfondibile: lo stile dei Walser.

Il motore di questa misteriosa migrazione è stata non solo la necessità economica, ma anche la grande fede delle popolazioni Walser: proprio quella fede che è capace di sradicare il gelso e spostare le montagne. Le popolazioni Walser furono cattoliche, con i loro santi (la Beata Vergine Maria, Sancta Klaus, ecc.), con la loro memoria e la loro cultura agricola e da allevatori, capaci di insediarsi e di vivere ad altezze per noi impensabili. Possiamo descrivere la fede dei Walser attorno a tre valori, insieme spirituali e culturali: la montagna, la famiglia, il lavoro.

I Walser ci hanno insegnato la religione della montagna. Essi hanno compreso che la montagna non divide, ma unisce. Hanno capito che il grande massiccio del Monte Rosa non era una barriera, ma una cerniera. Partiti dal Vallese, ma oggi nuove teorie ci dicono persino dai Paesi scandinavi, in ogni caso hanno sorpassato le cime per creare insediamenti a sud e a est del Monte Rosa: Gressoney, Alagna, Rima, Carcoforo, Rimella, Campello Monti, Macugnaga, Val Formazza, Ornavasso, per non citare che gli insediamenti italiani più importanti. La scorsa estate ho sentito il racconto di come venivano impiantati nuovi insediamenti (ad esempio da Pedemonte a Rima): tre o quattro famiglie si facevano affidare nuovi terreni, che venivano dissodati, coltivati, ampliati, allevando bestiame vario, allargando sempre più il loro raggio di azione, e cercando contratti di affitto sempre più vantaggiosi, fino a diventare proprietari nel volgere di due o tre generazioni. Dopo alcuni anni chiamavano altre famiglie che fondavano piccoli villaggi, fino ai centri abitati più numerosi. La cartina del Monte Rosa in tre o quattro secoli si è accesa dei colori degli abitatori vallesi.

I Walser ci hanno insegnato la religione della casa, con al centro la famiglia, l’abitazione, così caratteristica dell’architettura Walser, capace di usare i grandi tronchi di abete rosso, la pietra intagliata e le piode per costruire le caratteristiche case: sotto la stalla, al centro l’abitazione, sopra il fienile. Oggi diremmo una casa ecologica! E poi i paesi, le chiese, il cimitero, con un’inconfondibile urbanizzazione: è sempre bello andare al cimitero e leggere le iscrizioni in titzschu, come questa che si trova nel paesino di Rima. L’ho trascritta in tedesco:

Heia ruat met Gatt Piaru Axerio van d’Piazu
Hier ruht mit Gott Peter Axerio vom Platz

dos ale hat gliabt und niamund hat ghassut
der alle hat geliebt und niemand hat gehasst

mechte dar ufston und arredu aw ander, dos uerte:
möchte er aufstehen und sagen zu euch, das wäre:

liabun Briadro hobat Freda und liabat anander!
liebe Brüder habet Frieden und liebet einander!

E ho fatto a tempo a sentire ancora una signora che cantava in titzschu le sue nenie infantili che sono state pubblicate su un volume dedicato al nostro piccolo paese walser.

Infine, i Walser ci hanno insegnato la religione del lavoro. È bello e commovente andare a Pedemonte di Alagna – ma vi saranno musei anche nei vostri paesi – e vedere tutti gli strumenti del lavoro, della casa, della trasformazione del latte in ogni tipo di formaggio. C’è una cosa che amo molto, e sono le culle walser, che sono il segno della vitalità di queste popolazioni e della loro cura della vita. Quando ho fatto un Battesimo nella nostra comunità walser, ho sempre voluto che i bimbi fossero deposti in una culla walser. Il lavoro dei Walser è stato anche spesso un lavoro geniale, che li ha resi famosi in molti paesi d’Europa, in cui hanno lasciato il segno della loro arte, come il marmo finto di Rima.

 

Forse possiamo dire che la fede dei Walser non ha trasportato le montagne, ma si è diffusa attraversando le montagne! Ora, posso rivelarvi il mio segreto: sono cinquant’anni proprio questa estate che frequento senza interruzioni un paese Walser: Rima. Non so il titzschu, ma mi sento nel cuore uno di voi, anzi mi considero un Walser d’adozione!

+ Franco Giulio Brambilla
Vescovo di Novara


 

Im Folgenden veröffentlichen wir die Homilie von Bischof Franco Giulio, die während der Messe am Abschlusstag des Walsertreffens 2022 gehalten wurde, dem traditionellen Treffen, bei dem sich die Walsergemeinden regelmäßig an einem alpinen Ort sich treffen. Die diesjährige Ausgabe fand in Ornavasso statt. Hier der Text der Homilie, die auf Deutsch gehalten wurde.

 

Homilie in der Messe des Walsertreffens

Ornavasso, den 2. Oktober 2022

 

Die Begrüßung

Mit großer Freude als Bischof von Novara, mit der Stadt Ornavasso und ihren Einwohnern, grüße ich alle Walser Folkloregruppen, die aus dem Monte Rosa Region und nicht nur daraus kommen, ganz herzlich. Dieses Walsertreffen 2022 mit euch zu feiern habe ich mir so sehr gewünscht, weil ich seit vielen Jahren in einem Walserdorf lebte und den Fleiß und die Genialität der Walserbewohner und Walsersiedlungen kenne.


Homilie in der Messe des Walsertreffens

Ornavasso, den 2. Oktober 2022
02-10-2022
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Kurze Homilie

Nachdem ich das heutige Evangelium auf Italienisch erklärt habe, werde ich sein Inhalt kurz auf Deutsch zusammenfassen. Auf die Frage der Apostel an Jesus:  «Stärke unseren Glauben! Der Herr erwiderte: Wenn ihr Glauben hättet wie ein Senfkorn, würdet ihr zu diesem Maulbeerbaum sagen: Entwurzle dich und verpflanz dich ins Meer! und er würde euch gehorchen» (Lk 17,5-6). Die Geschichte der Walserwanderung hat nicht nur den Maulbeerbaum entwurzelt, sondern hat sogar die Berge versetzt. Im Gegenteil, sie bewegte sich durch die Berge! Im Dialog mit der Natur der hohen Höhe jenseits und auf dieser Seite des Monte Rosa, erfand sie Häuser, Äcker, Almen, Kirchen, Straßen, die einen unverkennbaren Stil erschaffen haben: den Walserstil.

Der Motor dieser mysteriösen Völkerwanderung ist nicht nur die wirtschaftliche Notwendigkeit gewesen, sondern auch der große Glaube der Walser Bevölkerung: eben jener Glaube, der kann die Maulbeere entwurzeln und Berge versetzen. Die Walser waren katholisch, mit ihren Heiligen (Maria, Sankt Klaus etc.), mit ihrer Erinnerung und ihrer landwirtschaftlichen und viehzüchterischen Kultur, in der Lage, in für uns undenkbarer Höhe zu siedeln und zu leben. Wir können den Walserglauben um drei Werte beschreiben, zusammen geistig und auch kulturell: die Berge, die Familie, die Arbeit.

Die Walser haben uns die Religion der Berge gelehrt. Sie haben verstanden, dass der Berg nicht trennt, sondern verbindet. Sie haben verstanden, dass das große Massiv des Monte Rosa keine Barriere, sondern ein Scharnier war. Vom Wallis ausgehend, aber heute sagen uns neue Theorien sogar aus Skandinavien, auf jedem Fall haben sie die Gipfel übertroffen, um Siedlungen südlich und östlich des Monte Rosa zu gründen: Gressoney, Alagna, Rima, Carcoforo, Rimella, Campello Monti, Macugnaga, Val Formazza, Ornavasso, um nur die wichtigsten italienischen Siedlungen zu nennen. Letzten Sommer hörte ich die Geschichte, wie neue Siedlungen gegründet wurden (zum Beispiel von Pedemonte bis Rima): drei oder vier Familien wurden neuen Ländereien anvertraut, die gepflügt, kultiviert, erweitert wurden, und dort verschiedene Viehzucht betrieben, ihr Aktionsradius immer breiter wurden und immer mehr erweiterten Handeln und auf der Suche nach immer vorteilhafteren Pachtverträgen, um schließlich innerhalb von zwei oder drei Generationen Eigentümer zu werden. Nach einigen Jahren riefen sie andere Familien an, die kleine Dörfer gründeten, bis hin zu den zahlreichsten bewohnten Zentren. Die Karte von Monte Rosa in drei oder vier Jahrhunderten leuchtete in den Farben der Walliser Einwohner.

Die Walser haben uns die Religion des Hauses gelehrt, mit der Familie in der Mitte, dem Haus, das so charakteristisch von der Walserarchitektur ist und in der Lage ist, große Fichtenstämme, behauene Steine ​​und piode [Steinplatte] zu verwenden, um die charakteristischen Häuser zu bauen: unter dem Stall, in der Mitte des Hauses, über der Scheune. Heute würden wir ein ökologisches Haus sagen! Und dann die Dörfer, die Kirchen, der Friedhof mit einer unverkennbaren Urbanisierung: es ist immer schön, auf den Friedhof zu gehen und die Inschriften in Titzschu zu lesen, wie diese die in dem Dorf von Rima sich findet. Ich habe es auf Deutsch transkribiert:

 

Heia ruat met Gatt Piaru Axerio van d’Piazu
Hier ruht mit Gott Peter Axerio vom Platz

dos ale hat gliabt und niamund hat ghassut
der alle hat geliebt und niemand hat gehasst

mechte dar ufston und arredu aw ander, dos uerte:
möchte er aufstehen und sagen zu euch, das wäre:

liabun Briadro hobat Freda und liabat anander!
liebe Brüder habet Frieden und liebet einander!

Und ich habe die Chance bekommen, eine Dame ihre Schlaflieder aus der Kindheit in Titzschu singen zu hören, die in einem Band unserem kleinen Walserdorf gewidmeten veröffentlicht wurde.

Schließlich, lehrten uns die Walser die Religion der Arbeit. Es ist schön und bewegend, nach Pedemonte von Alagna zu gehen – aber es wird auch Museen in Ihren Dörfern geben – und alle Werkzeuge der Arbeit, des Hauses, der Umwandlung von Milch in alle Arten von Käse zu sehen. Eines liebe ich sehr, und es sind die Walser Wiegen, die ein Zeichen von der Vitalität dieser Bevölkerung und ihre Lebenssorge sind. Als ich in unserer Walsergemeinde eine Taufe zelebriert habe, wollte ich immer, dass die Kinder in eine Walserkrippe gelegt werden. Die Arbeit der Walser ist auch oft eine brillante Arbeit gewesen, die sie in vielen Ländern Europas berühmt machte. Dort haben sie ihre Spuren ihrer Kunst hinterließen, wie zum Beispiel der Kunstmarmor von Rima.

Vielleicht können wir sagen, der Walserglaube hat nicht die Berge getragen, sondern hat sich über die Berge ausgebreitet! Nun darf ich Ihnen mein Geheimnis verraten: ich besuche seit fünfzig Jahren ununterbrochen diesen Sommer ein Walserdorf: Rima. Ich kenne die Titzschu nicht, aber ich fühle mich in meinem Herzen einer von euch, ja ich betrachte mich als adoptierten Walser!

+ Franco Giulio Brambilla
Bischof von Novara