Tre Parole sulla Croce da meditare, nel cammino verso la Pasqua

Facebooktwittermail

Il perdono come dono di Cristo all’Uomo, l’oggi come attualità e vitalità nel presente della Resurrezione e la fiducia come capacità di affidamento al Signore. Sono le tre parole della Croce che ha commentato mons. Franco Giulio Brambilla nell’omelia della Domenica delle Palme – lo scorso 14 aprile – , nella quale ha scelto tre delle «sette espressioni» di Gesù sulla Croce che raccontano i Vangeli e che la tradizione spirituale e artistica della Chiesa mette in evidenza.


Tre Parole sulla Croce
Omelia della Domenica delle Palme
14-04-2019
Download PDF


Tre chiavi per aprire il cuore alla Pasqua, introdotte da una sottolineatura: «Potremmo dire che questo è l’atteggiamento con il quale entrare in questa settimana santa: il Signore ha bisogno di noi per camminare davanti a noi, ci precede nel cammino della Passione per giungere alla Resurrezione. Vuole avere bisogno di noi. Noi lo seguiamo però lui non vuole camminare da solo, ma vuole coinvolgere, trascinare anche noi».

Di seguito il testo integrale dell’omelia.


Tre Parole sulla Croce

Omelia della Domenica delle Palme

La celebrazione della Domenica delle Palme ha al centro il racconto della Passione che quest’anno ascoltiamo secondo il Vangelo di Luca. Tuttavia per la nostra meditazione di oggi, e per entrare attraverso il grande portale della Settimana Santa, riprendo con voi una piccola espressione dal Vangelo che abbiamo ascoltato nel quadriportico, perché attraverso di essa (Lc 19,28-40) ci viene indicato l’atteggiamento di fondo, la disposizione del cuore, l’attenzione con cui entrare proprio in questa Santa Settimana.

I discepoli, mandati da Gesù, vanno da un uomo che possiede un puledro, utile a Gesù per entrare in Gerusalemme. Gesù usa un’espressione semplice, che capite anche voi ragazzi: “il Signore ne ha bisogno” (L c 19, 31b). È interessante notare che l’espressione viene ripetuta di fronte al proprietario del puledro: “il Signore ne ha bisogno” (Lc 19,34).

Potremmo dire che questo è l’atteggiamento con il quale entrare in questa settimana santa: il Signore ha bisogno di noi per camminare davanti a noi, ci precede nel cammino della Passione per giungere alla Resurrezione. Vuole avere bisogno di noi. Noi lo seguiamo però lui non vuole camminare da solo, ma vuole coinvolgere, trascinare anche noi.

Per segnare alcuni piccoli passi del suo coinvolgerci, e del nostro lasciarci trascinare, lasciarci condurre dentro la Passione, citerò solo tre piccole espressioni, molto famose nel Vangelo, che, nel racconto della Passione secondo Luca che abbiamo ascoltato (Lc 23,1-23,50), vengono messe in bocca proprio a Gesù.

È risaputo che mettendo insieme tutte le parole che Gesù ha detto sulla croce, si contano sette espressioni ([1]) e che tutta la tradizione meditativa, ma non solo, per esempio anche quella musicale, ha commentato e musicato. Tre sono contenute nel Vangelo di Luca che abbiamo appena letto: sono bellissime e ci dicono l’atteggiamento con cui vivere ed entrare in questa settimana.

 

1. La prima è la più famosa. Dice: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). Sulla croce, Gesù, quando ci guarda, il suo primo pensiero è di scrutare il nostro cuore, di rivolgersi agli uomini che l’hanno messo in croce e che continuano a metterlo in croce, in ogni epoca della storia. Egli dice questa espressione, che non è solo un modo di dire “innocentista” – “non sanno quello che fanno” – ma è un’espressione che ci suggerisce di guardare a ciò che facciamo. In ciò che facciamo, infatti, spesso c’è un elemento inconsapevole – “non sanno” – in cui noi nella fretta del fare, dell’apparire, di essere persone che magari contano, talvolta inciampiamo e facciamo danni, non solo al Signore, ma anche agli altri che sono intorno a noi.

Ecco allora che questa prima parola di Gesù sulla croce, è una parola di accoglienza, di perdono. Perdono è inteso come iper-dono, come un dono al quadrato, rivolto proprio verso ciascuno di noi: Gesù ci dice che vuole perdonarci, anche per quando non sappiamo cosa facciamo.

 

2. La seconda parola è solo del Vangelo di Luca, ed è connotata da un termine di tempo, detta da Gesù al buon ladrone: “In verità, in verità ti dico: oggi sarai con me in paradiso!” (Lc 23,43) Questo “oggi” è una specie di filo rosso nel Vangelo di Luca:

  • si trova nel Natale. “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,11);
  • si trova nella prima predica di Gesù nella sinagoga di Nazareth: “Allora cominciò a dire loro: «Oggisi è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,21);
  • si trova in occasione della guarigione di un paralitico calato dal tetto a causa della folla: “Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggiabbiamo visto cose prodigiose» (Lc 5,26);
  • si trova due volte nell’episodio finale che riassume tutti gli incontri di Gesù, l’incontro con Zaccheo. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggidevo fermarmi a casa tua»(…) Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. (Lc 19,5.9);
  • lo troviamo due volte anche nel momento del tradimento di Pietro: “Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggiil gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi» (…) Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». (Lc 22,34.61)
  • e, finalmente, come abbiamo ascoltato prima nel racconto della Passione, lo troviamo nel momento in cui dalla croce Gesù dice al buon ladrone: «In verità io ti dico: oggicon me sarai nel paradiso»

C’è un “oggi” che non è l’anno scorso, e che non è il prossimo anno, ma che è questo anno 2019, nel quale ci viene detto che oggi devi essere con me, camminare con me per entrare nel paradiso. Quindi a questo “oggi” dovremmo dedicare in questa settimana un po’ di tempo per la preghiera, per la confessione, per la carità, perché possiamo entrare veramente con Lui nella Pasqua.

La tradizione dice che è rivolta al “buon” ladrone e tutta l’iconografia ce lo rappresenta – così come si vede ad esempio dipinto sulla parete gaudenziana a Varallo, o scolpito a mano nella cappella trentottesima del Sacro Monte, da Gaudenzio Ferrari – con una bellezza incomparabile!

 

3. L’ultima parola è una parola di fiducia. La diciamo per tutti coloro che portano nel cuore una fatica, una sofferenza, una malattia, un dolore, una separazione, una lontananza. Ognuno di noi, nelle nostre famiglie, vive qualcuna di tali situazioni.

Al contrario di quanto vediamo nelle trasmissioni televisive, anche se guardassimo la TV per un giorno intero: ci accorgeremmo che non si parla mai di questo. Lì non sono previsti il dolore, la fatica, la sofferenza, e ancor meno la vecchiaia!

La terza Parola di Gesù dice: “Padre nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46). È la parola di fiducia radicale di Gesù. Nel Vangelo di Giovanni c’è “tutto è compiuto” (Gv 19,30), che assomiglia molto a questa.

È, per noi, la parola di consegna di se stessi al Signore Gesù, nella fatica, nella sofferenza, a volte nella disperazione. In questo ultimo mese mi è capitato di dover scrivere un testo per riflettere sulle nuove povertà spirituali della nostra società del benessere e dei consumi. Ne ho individuate almeno nove: 1) dipendenza da droga, 2) dipendenza da (video)gioco, 3) abbandono scolastico, 4) forme di depressione, 5) il pianeta “neet”, 6) il cyberbullismo, 7) le famiglie disastrate, 8) femminicidio e violenza sui minori, e, infine, 9) il suicidio! Non abbiamo statistiche su queste forme tentacolari di sofferenza, ma noi dobbiamo mettere tutta questa sofferenza nel cuore del Signore in questa settimana, per ascoltare da Lui questa parola semplice, ma forse la più profonda di tutta la nostra vita e di tutto il nostro linguaggio: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”!

+Franco Giulio Brambilla
Vescovo di Novara


[1] Le sette espressioni sono dettagliatamente: dal Vangelo di Luca: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (23,34); “In verità io ti dico: oggi sarai con me nel paradiso” (23,43); “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46); dal Vangelo di Marco: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (15,34); dal Vangelo di Giovanni: “Donna, ecco tuo figlio! Ecco tua madre!” (19,26.27); “Ho sete” (19,28); “Tutto è compiuto” (19,30).