«Panacea, giovane martire che disegna per noi il volto di Cristo»

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«Perché facciamo tutto questo? Perché i martiri e i santi non sono dei morti, ma dei viventi che vivono nella luce di Dio e che possono intercedere per noi, e quindi noi possiamo affidarci a loro; ugualmente sono un modello e uno stimolo a camminare nella fedeltà al Vangelo».

Così il vicario generale don Fausto Cossalter ha spiegato il senso profondo del fare memoria di Panacea de’ Muzzi, la beata patrona della Valsesia, la cui festa patronale è stata celebrata oggi a Ghemme. Una riflessione, quella proposta da don Cossalter, sulla figura della giovane martire e sulla santità, guidata dalle parole dell’a Evangelii Gaudium di papa Francesco.

«Lei, nella sua giovane età è stata una ragazza, anzi una “donna” di fede, unita al Cristo, permeata dalla novità del Vangelo e convinta che averlo come bussola della propria vita era un grande vantaggio – ha detto il vicario parlando di Panacea -. Dobbiamo domandare ai martiri, in particolare alla nostra Beata, la grazia di vivere con il Cristo una relazione personale di fiducia, di alleanza, di amicizia, la grazia di testimoniare a tutti il Cristo e il suo Vangelo».

Di seguito il testo integrale dell’omelia


Omelia per la Festa della Beata Panacea
Ghemme, venerdì 3 maggio 2019

Ritorno ancora una volta volentieri nella vostra comunità per venerare con voi la Beata Panacea. Fin dalla prima volta che ho partecipato alle vostre feste, sono rimasto colpito dall’intensità della vostra devozione verso la Beata, tanto da diventare parte integrante della vita di Ghemme, di Quarona e dell’intera Valsesia. Il pellegrinaggio della parrocchia di Quarona ne è una testimonianza continua. Vorrei ora raccogliere dalla vita della Beata qualche spunto per vivere con più intensità la nostra vita e testimonianza cristiana.

Lo scorso mese di settembre in occasione del ritorno a Ghemme della Beata dopo la V° traslazione al paese natale di Quarona nella ricorrenza dei 650 anni dalla sua nascita, vi avevo commentato la seconda lettura, l’inno all’amore di San Paolo. Il sacrificio della vita attraverso il martirio della nostra Beata, trova nell’amore descritto dall’apostolo la sua origine e la forza della sua testimonianza che non sminuisce col tempo.

Quest’anno vorrei soffermarmi sul significato di quell’urna che veneriamo lassù nello scurolo che contiene le sue reliquie. Che valore hanno per noi quelle reliquie? Cosa significano?

Fin dall’inizio della storia cristiana è stato dato un grande risalto alle reliquie, soprattutto dei martiri, che venivano preziosamente conservate, visitate, pregate e perfino toccate…. Forse agli uomini e donne di oggi, distratti o indifferenti alla vita dello Spirito, potrebbe sembrare questo culto qualcosa di passato e insignificante se non addirittura della superstizione.

In realtà, come ho già detto, la venerazione delle reliquie viene da lontano. (La scorsa settimana ho avuto la possibilità di visitare ancora una volta il santuario di Rocamadour in Francia nella Dordogna. È uno dei quattro grandi santuari dopo Gerusalemme, Roma e Santiago che accoglievano milioni di pellegrini che accorrevano sulle tombe dei santi o dei luoghi sacri. A Rocamadour si trattava del corpo di Sant’Amadour e della statua di una Madonna nera…). C’è stato anche un tempo in cui si rubavano le reliquie (ma è un mercato ancor oggi fiorente, basta dare un occhio su ebay…) per portarle nelle proprie case, pensando magari di approfittare delle onde benefiche legate ai corpi dei santi o dei martiri.

Ma se bisogna denunciare un culto superstizioso delle reliquie, un vero culto dei santi e dei martiri deve essere riscoperto. Nell’antichità i cristiani andavano a pregare sulle tombe dei martiri e a celebrare la cena del Signore. Questa tradizione oggi è rimasta per noi in un’altra forma; infatti quando il vescovo consacra un altare colloca la reliquia di un santo proprio all’interno della mensa stessa.

Perché facciamo tutto questo? Perché i martiri e i santi non sono dei morti, ma dei viventi che vivono nella luce di Dio e che possono intercedere per noi, e quindi noi possiamo affidarci a loro; ugualmente sono un modello e uno stimolo a camminare nella fedeltà al Vangelo. Ecco perché le reliquie della beata Panacea sono importanti. Cosa ci può dunque dire oggi?

Lei, nella sua giovane età è stata una ragazza, anzi una “donna” di fede, unita al Cristo, permeata dalla novità del Vangelo e convinta che averlo come bussola della propria vita era un grande vantaggio.

Papa Francesco nella sua esortazione La gioia del vangelo, ci ricorda che questa consapevolezza deve stare al centro della vita di ogni battezzato: “Non si può perseverare in un’evangelizzazione piena di fervore se non si resta convinti, in virtù della propria esperienza, che non è la stessa cosa aver conosciuto Gesù o non conoscerlo, non è la stessa cosa camminare con Lui o camminare a tentoni, non è la stessa cosa poterlo ascoltare o ignorare la sua Parola, non è la stessa cosa poterlo contemplare, adorare, riposare in Lui, o non poterlo fare. Non è la stessa cosa cercare di costruire il mondo con il suo Vangelo piuttosto che farlo unicamente con la propria ragione. Sappiamo bene che la vita con Gesù diventa molto più piena e che con Lui è più facile trovare il senso di ogni cosa. È per questo che evangelizziamo”. (EG n° 266).

Solo tenendo Gesù al centro della nostra vita diventiamo dei discepoli-missionari. Allora dobbiamo domandare ai martiri, in particolare alla nostra Beata, la grazia di vivere con il Cristo una relazione personale di fiducia, di alleanza, di amicizia, la grazia di testimoniare a tutti il Cristo e il suo Vangelo. La giovane Panacea che ha dovuto affrontare, prima le umiliazioni e poi il martirio, ci invita oggi al coraggio e alla fiducia. Ci sollecita a non aver paura delle critiche, delle derisioni, delle aggressività che in maniera magari subdola ci sono ancora oggi verso i cristiani. La Beata ci ricorda che il servitore non è più grande del proprio Maestro e che Gesù ha detto: “se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15,20), ma ci ricorda anche l’altra parola del Cristo: “Abbiate coraggio, io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33). Gesù promette di esser sempre con noi e di sostenerci con il suo Spirito anche nelle prove. Anche l’autore del libro del Siracide nella prima lettura di oggi dice: “Esclamai: «Signore, padre del mio signore, non mi abbandonare nei giorni della tribolazione, quando sono senz’aiuto, nel tempo dell’arroganza. […] La mia supplica fu esaudita: tu infatti mi salvasti dalla rovina e mi strappasti da una cattiva condizione”. (Sir 51, 10-12)

I martiri, e per noi in particolare la Beata, disegnano per noi il volto di Cristo e incarnano lo spirito delle Beatitudini invitandoci a seguirli sulla via della santità. Ancora papa Francesco ci ha ripetuto che è nella nostra vita di ogni giorno, proprio vivendo le nostre responsabilità particolari che siamo chiamati a diventare santi. Nella esortazione sulla santità scrive: “Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova. Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali” (GE n° 14)

Quando tra poco saliremo accanto all’urna della Beata, accogliamo questo dono che lei ancora una volta ci fa: la sua presenza nella vostra comunità non è per portarvi fortuna o allontanare i mali, ma prima di tutto per ricordarvi la chiamata che vi è stata rivolta il giorno del vostro Battesimo e alla quale siamo invitati a rispondere durante tutta la nostra vita. Diventare testimoni, cioè martiri nel senso etimologico del termine, del Signore Gesù e del suo Vangelo che ancor oggi devono modellare la nostra vita e le nostre scelte per rendere anche la vita di questa comunità più bella e piena di significato per tutti.

Chiediamo alla beata Panacea di pregare per noi perché cresca la santità in questa parrocchia!
Buona festa!

Don Fausto Cossalter
vicario generale
diocesi di Novara