Il 21 marzo 2019, giorno del Transito di san Benedetto, primo giorno di primavera, Madre Anna Maria Cànopi, per 45 anni Abbadessa del monastero Mater Ecclesiae dell’Isola san Giulio, ha cantato con il sospiro dell’anima il suo Nunc dimittis. A poco più di un mese dalla Benedizione abbaziale della nuova Madre, Maria Grazia Girolimetto, dopo aver compiuto l’opera di bene, la sua missione monastica sul Lago argentato del Cusio, Madre Anna Maria è volata nel paradiso delle martiri, delle vergini e delle monache. Lo scorso anno, proprio come oggi nella Festa liturgica dell’Annunciazione (anche se era il 9 aprile) ero venuto a trovarla, chiamato dalla carità premurosa delle sue sorelle, perché sembrava vicina al termine di sua vita. Le ho parlato e ho capito che non era ancora giunta la sua ora. Ho testimoni che possono attestare quanto oggi vi dico.
Aveva ancora nel cuore l’ultima pressante carità: quella di passare il testimone, perché il grande sogno che aveva cullato e cresciuto qui sull’Isola potesse continuare. Il giorno 9 novembre dello scorso anno, dopo quarantacinque anni, alle ore 11:30 circa, saliva al cielo la fumata bianca, che annunciava l’elezione della nuova Madre. In prima fila, anche Madre Anna Maria, aveva deposto il suo voto. E il suo sorriso s’era sciolto, pronto a ritirarsi sul Tabor.
Poco più di un mese fa, Ella ha assistito dalla sua camera alla solennissima liturgia della Benedizione abbaziale. Nell’Omelia ho narrato la storia emozionante di questi anni, in cui san Giulio è diventata l’Isola del tesoro, la piccola Nazareth, in cui un nutrito manipolo di donne (ne sono passate oltre 150), abbandonata la brocca della loro funzione mondana, hanno continuato con il tocco femminile a cercare Dio, a seguire le orme di Cristo, ad accogliere il dolce ospite dell’anima, lo Spirito santo. Potete trovare in quell’omelia tutto il senso sconvolgente della presenza monastica qui a san Giulio d’Orta
La Madre, con una impronta tutta femminile, ci ha raccontato la modernità del cristianesimo, semplicemente facendo memoria del Vangelo e della grande tradizione monastica. E come potrei io sostituirmi a lei per farvi sentir vibrare il principio mariano, il principio dell’ “Eccomi” di Maria, che è la prima e l’ultima parola della Chiesa. I vescovi, i sacerdoti, i laici, sono i servitori che portano le sei anfore d’acqua e il loro servizio consiste nell’incarnare il cristianesimo in questo mondo, spesso disperdendone la bellezza e la forza d’urto; i monaci e le monache, e poi anche tutti i consacrati e le consacrate, sono coloro che rendono presente l’agape, l’amore inesauribile di Dio, il “principio mariano”, che si riassume in una sola parola: “Fate quello che Lui vi dira!”, tenacemente testimoniato nella vibrazione di infinite parole e silenzi. Poiché io non sono né monaco, né donna, mi taccio: il mio compito ora è solo quello della voce che evidenzia tre testi per farvi riascoltare, qui davanti alla spoglia mortale di Madre Anna Maria, le sue esili parole di donna del Vangelo, dell’ascolto e dell’agàpe. Sono parole infuocate, che culminano con un piccolo testo, vergato alla vigilia del Natale 2018.
Ascoltiamole!
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