Due uomini in corsa. Omelia nella Domenica di Pasqua

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Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell’omelia del vescovo Franco Giulio Brambilla nella messa di Pasqua, celebrata in cattedrale domenica 17 aprile.

 

Due uomini in corsa

Pasqua di Risurrezione, 2022

 

201Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. 10I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa.

 

Il Vangelo che abbiamo ascoltato (Gv 20, 1-10) è ambientato nel giardino di Pasqua, con un evidente richiamo al racconto della passione che si era aperto nel giardino al di là del torrente Cedron (Gv 18, 1: képos). Questo episodio, che peraltro prosegue fino al versetto 18, è organizzato come un racconto a sandwich: inizia con la visita di Maria al sepolcro, in cui è inserito questo insolito racconto di “due uomini in corsa”, Pietro e il discepolo che Gesù amava, e poi riprende ancora con Maria di Magdala per l’incontro di Gesù nel giardino.

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro”. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». (Gv 20,2)

Il racconto prende avvio con la visita della Maddalena al sepolcro, segnata dalla notizia della pietra rotolata via. Tornata a casa, la donna annuncia agli apostoli la mancanza, l’assenza del (corpo) Signore, «hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo deve l’hanno posto!».  Osserviamo lo strano plurale «non sappiamo dove l’hanno posto…», mentre l’espressione ritornerà in forma singolare al versetto 10: «non so dove l’hanno posto». In quel contesto, il racconto diventa coerente, perché narra soltanto l’incontro di Gesù e di Maria nel giardino, che richiama la prima coppia di Adamo ed Eva nel giardino della Genesi! Il plurale del v. 2 mantiene forse il ricordo antico del fatto che le donne al sepolcro erano di più, come dicono i Vangeli sinottici (cfr Mt 28,1-10; Mc 16,1-8; Lc 24,1-12).


Due uomini in corsa
Omelia nella domenica di Pasqua
17-04-2022
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Maria Maddalena annuncia agli apostoli la sottrazione del corpo di Gesù. La fede pasquale nasce dal buio, da un punto zero, da un non sapere, dalla nostalgia di un’assenza, anzi di questa mancanza del Signore! Se non abbiamo sperimentato in questi giorni della Settimana santa, e più in generale della Quaresima, e forse ancor più nella nostra vita, se non abbiamo sentito la nostalgia di tale assenza, non possiamo condividere il cammino della Maddalena. Il nostro tempo è forse quello più drammaticamente cosciente dell’assenza del Signore risorto dalla propria vita, dalla vita personale, dalla vita familiare e, soprattutto, dalla vita sociale. Se non sentiamo la nostalgia di tale mancanza, non possiamo metterci di fianco ai due discepoli, ponendoci accanto a loro per correre al sepolcro.

Il racconto di Pietro e dell’altro discepolo mi è molto caro: sono due uomini in corsa! Pietro è figura nota che non ha bisogno di presentazione: l’evangelista non lo qualifica, perché è già conosciuto dalla tradizione evangelica. E poi c’è il misterioso discepolo che, non tanto ama Gesù, ma è amato da Lui: “quello che Gesù amava” (cfr Gv 13,23; 19,26; 20,2; 21,7). È il discepolo connotato dalla sua relazione con il Signore, anzi si dovrebbe dire che è avvolto dall’amore di Gesù.

Poi segue la corsa, su cui sant’Agostino ha un bellissimo testo, che sostanzialmente l’esegesi moderna ha confermato, per cui s’inscena una sorta di confronto tra la tradizione che risale a Pietro e la tradizione che fa capo all’autore del vangelo, Giovanni, che secondo alcuni è il discepolo che Gesù amava, Nel racconto però volutamente non ha nome, ma il suo nome proviene dalla relazione con Gesù.

La corsa al sepolcro è narrata come una sorta di gara, dove i due partono insieme, ma l’uno arriva prima, anche se poi aspetta l’altro. Ciò si riferisce forse anche a una verosimiglianza fisica: Pietro era più vecchio e Giovanni era molto più giovane. Certo Giovanni arriva prima, perché più giovane, anche se forse arriva prima di lui, perché è amato dal Signore, è mosso dal suo amore!

Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. (Gv 20, 3-5).

Suggerisce Sant’Agostino: arriva prima l’amore nell’intuire il senso delle cose e della vita! Pietro invece è “figura del ministero”, cioè di chi deve verificare le cose, di chi deve dire la verità delle cose. È il ministero petrino che arriva magari un po’ caricato dal peso della vita degli uomini, perché Egli deve «rendere ragione della speranza» (1Pt 3,15) . Solo quando Pietro è arrivato e ha visto, allora può entrare anche l’altro discepolo, amato da Gesù.

E cosa vede Pietro? Lo possiamo apprendere dalla prima lettura di oggi (At 10,34a.37-43). È la seconda predica di Pietro, contenuta nel libro degli Atti degli Apostoli, al capitolo 10. Questo testo è una sorta di sommario del Vangelo, un Vangelo in miniatura nel racconto delle origini della Chiesa in Luca!

E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno (At 10, 39)

Il compito di Pietro è di essere testimone dell’irruzione dall’alto dell’evento della risurrezione (ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno). Ecco qual è la testimonianza di Pietro: egli si inserisce nella storia degli uomini, nella loro sofferenza fino al gesto tragico, cioè l’uccisione di Gesù. La resurrezione è annunciata dentro la nostra morte, la morte che portiamo nel cuore e che procuriamo noi. Pietro porta con sé tutto il male del mondo, e però annuncia che c’è un “ma”! Per questo forse arriva tardi al sepolcro, perché deve portare con sé tutto il peso del male. La resurrezione di Cristo ha senso, se diventa una grande mutazione del mondo! E allora torniamo anche noi con Pietro al sepolcro…

Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. (Gv 20,6-7)

Questa minuziosa descrizione mette in risalto come tutto era a posto, i teli e il sudario piegati, non c’era nessun segno di trafugamento. Pietro dal segno negativo accede alla fede in positivo. Dice che la vita di Dio è capace di trasformare il nostro peccato, il nostro male, la nostra depressione, la nostra infelicità, tutte le forme del male, fino al dramma della guerra! Ecco il “ma” della vita risorta! E il testo continua:

Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide – come Pietro! – e credette – più di Pietro! –. (Gv 20,8).

L’amore è capace di fare un passo in più! L’amore donato al discepolo di ogni tempo suscita il suo amore di risposta. Egli non solo vede, ma crede: vede il segno del sepolcro vuoto, osserva tutti i lini e i teli piegati al loro posto, ma crede molto di più. La formula “vedere e credere” tornerà poco più avanti per qualificare anche la fede di Tommaso: «perché mi hai veduto, tu hai creduto!» (Gv 20,29). Tommaso vede i segni del Crocifisso e crede il «mio Signore e mio Dio» (Gv 20,29). Qui il discepolo amato vede i segni del sepolcro vuoto e non violato e crede. Crede in che cosa? Forse il testo che segue ne annuncia la traccia: «Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa» (Gv 20,29).

Anche noi come i due uomini in corsa non comprendiamo. Non lo abbiamo capito dopo due anni di pandemia, non lo comprendiamo neppure ora di fronte alle immagini devastanti della guerra: come è possibile tutto questo scenario di sofferenza e di morte? Non ci resta che incontrare anche noi il Risorto, come la Maddalena, come i discepoli nel Cenacolo, come Tommaso che vede nel Risorto il Crocifisso. Solo le piaghe del Crocifisso gridano e invocano perché siano trasfigurate dalla vita del Risorto!

+Franco Giulio Brambilla
Vescovo di Novara