La grazia – la grazia che fa l’uomo nuovo, che fa l’uomo singolare e che ci fa unici, nella Chiesa e nel mondo – è al centro dell’omelia del vescovo Franco Giulio Brambilla nella notte di Natale 2017. Ecco di seguito il testo integrale, scaricabile anche in Pdf da questo link.
IL MIRACOLO DEL NATALE
Omelia nella Notte di Natale
Duomo, Novara 25 dicembre 2017
Nel Natale del 1927 Karl Barth, teologo riformato, forse il più grande teologo del secolo ventesimo, sulle colonne di un importante quotidiano tedesco, pubblicò una riflessione che si collocava in un momento critico della storia del tempo – si era all’inizio del periodo che avrebbe portato poi a una delle tragedie più grandi d’Europa – esprimendosi con grande spirito profetico.
Ho pensato, questa sera, di farvi ascoltare un brano di quell’articolo (cfr. Osservatore Romano, 24 dicembre 2017), scandendolo in tre parti, che formano il canovaccio della nostra breve riflessione su questo Natale.
La grazia che fa l’uomo nuovo
«Dove v’è grazia, dove Dio si china verso un uomo, è buono con un uomo, in quest’uomo avviene qualcosa di nuovo. “Il Signore è con te” (LC 1,28b): con ciò si afferma che ora, fra Dio e te v’è un rapporto reale. Tu non sei più una piccola goccia nel mare, una delle creature perdute, come tu pensi volentieri, ma in grande povertà e in grande nascondimento e in grande assolutezza la realtà è questa: il Signore è con te! Con ciò a un uomo, sia come vuole, è attribuito e appropriato tutto il bene. Ora tutto è divenuto nuovo non soltanto all’esterno, ma in lui, nella sua vita: c’è un uomo nuovo, con cui è il Signore. Non diventa Dio, ma non è più senza Dio».
Questa prima parte della citazione che vi voglio far ascoltare questa notte, ci richiama sostanzialmente una cosa sconvolgente che, essendo l’origine della nostra vita, l’origine ma anche il rinnovamento della stessa vita, e che il Signore Gesù porta con il suo Natale, corre il rischio di essere persa, smarrita, dimenticata.
All’inizio della nostra vita c’è una grazia, un dono, una benevolenza, una forza, un’energia, che però che non va intesa come una realtà “energetica”, come accade in molte esperienze spirituali, ad esempio nella New Age, ma è una presenza viva, anzi, una relazione: «il Signore è con te!». Se il Signore è con te, ti attrae a Lui, ti pone in relazione con Lui. Tu cambi, entrando in relazione con Lui.
Quando un giovane trova la donna della sua vita, cambia radicalmente nella relazione con lei: diventa nuovo! Può essere stato anche un giovane del muretto, della soglia, abitante delle varie piazze dell’adolescenza, può aver combinato cose diverse, ma poi nella relazione con la persona amata diventa un uomo nuovo, addirittura diventa un essere parlante, forse nel senso che lei parla e lui ascolta, ma comunque diventa un essere parlante.
Ecco, la grazia di Dio e il suo dono ci fanno nuovi! È bello quando Barth dice: «Ora tutto è divenuto nuovo, non soltanto all’esterno…». Non solo all’esterno, per il vestito, la festa, le luci, i lustrini, gli incanti, ma è in lui, nella sua vita che c’è un uomo nuovo, con cui è il Signore! È abitato da una presenza che nasce dentro una nuova relazione. «Non diventa come Dio, ma non è più senza Dio». Sa che ormai è un essere-con, è un essere-davanti, è un essere-interpellato!
Questo è il mistero del Natale! Solo che per far questo, il «Signore-con-noi» si è reso presente partendo dal basso, dalla figura di un bambino, non è entrato con un’immagine potente, forte, invadente. La grazia di Dio non è una grazia sbaragliante, il suo dono non è come quello che facciamo noi con le persone a cui vogliamo chiudere la bocca e che vogliamo stupire. Ad esse facciamo un dono grande, magari poco costoso, ma in modo che sia appariscente. Qui si tratta di un dono vero, quello che si fa alla persona amata. Deve essere una cosa piccola, ma è creativa, ricercata, preziosa. Ecco, questo è il dono, è l’esperienza della Grazia. Il Signore è con noi, noi non siamo più senza di Lui. Noi magari osiamo vivere senza di Lui, ma non possiamo più essere senza la sua presenza, senza il suo essere-con-noi!
La grazia che fa l’uomo singolare
«Ecco una giovane che, fra i molti milioni di donne e di fanciulle, è prescelta e con cui Dio progetta un’opera speciale. È sempre così: quando un essere umano giunge a sentire quello che Maria sente dire qui — “il Signore è con te!” — egli diviene un eletto, un separato, un individuo quale non fu mai e che non si ripeterà, poiché l’evento della grazia è sempre una cosa unica, che mai fu e che mai si ripeterà».
Diciamolo con un linguaggio accessibile a tutti: la Grazia che fa l’uomo nuovo, è anche la grazia che ci fa singolari, ci fa unici, ci fa irripetibili. Dobbiamo sentire che nel mistero del Natale cambia veramente la storia. Non è a caso che hanno cominciato a dividere la storia in due parti: prima e dopo Cristo, propria a partire dal Natale! E perché mai? Perché è avvenuta veramente una divisione del tempo, perché dopo Cristo non esiste più l’uomo, come diceva Pirandello, che è “uno, nessuno, centomila”, ma esisti tu, con il tuo volto singolare, unico ed irripetibile.
Dio ci fa unici, Dio ci fa una ricchezza inesauribile, una sorgente che non termina mai di far sgorgare l’acqua fresca e zampillante della vita. Dio ci fa singolari! È interessante: il teologo dice questo riferito a una donna – «ecco una giovane fra molti milioni di donne e fanciulle» – ma ciò che è proprio di una sola, è stato interpretato spesso come privilegio esclusivo. Barth pure ne parla come di una elezione, di una preferenza. E tuttavia dice che questo aspetto del privilegio è di tutti, perché col dono della grazia ciascuno di noi diventa unico, irripetibile e singolare. Ecco, questo fa la grazia, questo fa il dono di Dio!
Altresì questo fa l’amore fraterno, fa l’amore umano, fa l’amore sponsale, fa l’amore amicale! Il dono dell’amore ci fa unici e singolari, perché ci sentiamo amati, privilegiati, perché ci sentiamo voluti bene, collocati in una relazione di benevolenza!
Detto però di Dio, noi sappiamo che il suo amore è indistruttibile. Pensate a quante volte diciamo durante la messa «il Signore è con te»! In tale “con” sta la sorpresa, si attua il miracolo. Questo è il miracolo del Natale: Dio è capace di fare in ciascuno di noi un essere unico e irripetibile!
La grazia che ci fa unici, nella chiesa e nel mondo
«Naturalmente [questo] avviene nella Chiesa, nel corpo di Cristo, ma questo è il mistero del corpo di Cristo: che sia formato da esseri singoli, che incontrano rispettivamente la grazia come singoli e come singoli sono eletti».
Bisogna aggiungere rispetto a questa formulazione del testo – Karl Barth forse lo ha detto da altri parti – anzi dobbiamo persino correggere come cattolici, dicendo che questo è il mistero ancora più grande: che la somma di esseri abitati dalla grazia rende le persone irripetibili, perché fa la comunione dei santi!
Amo molto sottolineare questa cosa: l’articolo della “comunione dei santi” (delle realtà sante e delle persone sante) non si trova nel Credo che recitiamo ogni domenica, il Credo Niceno-Costantinopolitano, cioè quello stabilito a Nicea nel 325 e a Costantinopoli nel 381, ma si trova nel Credo più antico, che viene chiamato Apostolico.
Se voi andate a visitare il nostro Battistero, vedrete che in mano ai 12 Apostoli vi sono dodici cartigli, in cui è suddiviso il Credo Apostolico. Ciascun apostolo ha in mano un articolo che compone il Credo, e che si chiama “apostolico” perché probabilmente è il Credo della comunità più antica di Roma. Non è un caso che solo in questo Credo vi sia la “comunione dei santi”.
C’è questa comunione misteriosa, ma grandissima, che è la somma di tante singolarità irripetibili, di tante ricchezze, che forma una ricchezza ancora più grande! È una matematica strana, perché noi possiamo fare l’unione, la comunione, non a spese delle nostre differenze, delle nostre singolarità e delle nostre ricchezze, ma attraverso le nostre differenze e le nostre ricchezze!
Ecco il miracolo del Natale! Il mistero del Natale non è per individui soli. Ci fa singolari, ma non individualisti! Ci fa unici, ma non isolati! Ci fa irripetibili, ma non socialmente dispersi! Noi coltiviamo un’immagine della società, come se fosse un arcipelago, cioè un insieme di isole, e talvolta diciamo: «io prendo la mia barca – bontà nostra – e vado a visitare l’isola dell’altro». Noi, invece, siamo una rete, che ci piaccia o non ci piaccia, siamo legati profondamente e solo questo legame, radicato in quel «il Signore è con te», mi fa esistere e mi fa essere un “io-con-te”. Anzi, fa la Chiesa e per sé farebbe in modo nuovo anche la società.
Noi non dobbiamo fare molto per la società. Se facessimo bene la Chiesa, come casa e scuola della comunione, avremmo già fatto tanto per la società. Questo è il miracolo del Natale!
Mi piace terminare con una preghiera del Vescovo della mia maturità sacerdotale. Arrivò a Milano che io ero da 5 anni prete, se ne andò che ne contavo 27. Nel 1995, nella notte di Natale, così pregava e così anch’io stasera prego con voi:
Nella Notte Santa
O Gesù,
che ti sei fatto bambino
per venire a cercare
e chiamare per nome
ciascuno di noi,
tu che vieni ogni giorno
e che vieni a noi in questa notte,
donaci di aprire il nostro cuore.Noi vogliamo consegnarti la nostra vita,
il racconto della nostra storia personale,
perché tu lo illumini
perché tu ci scopra
il senso ultimo di ogni sofferenza,
dolore, pianto, oscurità.Fa che la luce della tua notte
Illumini e riscaldi i nostri cuori,
donaci di contemplarti con Maria e Giuseppe,
dona pace alle nostre case,
alle nostre famiglie,
alla nostra società.
Fa’ che essa ti accolga
e gioisca di te e del tuo amore.Carlo Maria Martini
Notte di Natale 1995
+Franco Giulio Brambilla
Vescovo di Novara