La riflessione di Natale
“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”.
Tante tenebre avvinghiano ancora oggi la storia dell’uomo e con desolazione assistiamo ad un mondo nel quale sembra prevalere l’oscurità della violenza, dell’indifferenza e dell’egoismo non sembra diradarsi.
Le televisioni e i giornali portano nelle nostre case immagini dove l’escalation di guerre e di rivalse sembra non avere pace e non concedere pace.
Purtroppo la storia di Erode si ripete ancora, oltre duemila anni dopo.
Ma per noi cristiani il Natale è Dio che si fa storia, che si fa prossimo.
L’interrogativo “Chi è il mio prossimo?” che ha accompagnato questo Avvento ha una chiara risposta: Dio.
Anzi Dio non è prossimo, ma si fa prossimo.
Si fa piccolo segno nella mangiatoia, perché, come dice San Paolo nella prima lettera ai Corinti, “Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti”.
E’ quindi il tempo dell’irruzione della luce nella storia, di Dio che si fa uomo, di Cristo che si fa prossimo di ogni uomo per condividere e camminare con lui.
Nel Natale riscopriamo questo mistero che si fa dono.
I regali di Natale nascono dalla consapevolezza che il grande dono è Lui, nella gratuità, aldilà di ogni Ce lo meritiamo? Assolutamente no.
E’ solo un dono gratuito, fatto dalla sua grandezza e dal suo amore per noi, aldilà di ogni nostro merito.
Ma nel Natale riscopro che non è un dono esclusivo per me, ma per ogni fratello e ogni sorella da Lui amati e che il Signore mi chiede a mia volta di riconoscerli e di prendermi cura di loro, soprattutto di chi fatica maggiormente nel suo cammino.
Ecco perché Natale diventa un momento privilegiato di invocazione della pace: ci invita ad andare oltre noi stessi, a guardarci intorno, a riconsiderare le nostre relazioni, a riscoprire il volto di Dio nel volto del fratello.
Dirci “Buon Natale” significa comprendere che Dio è il mio prossimo e vive nel mio prossimo.
E io non posso fare altro che prendermi cura di lui.
“Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”.
Dio sceglie un segno di debolezza per scegliere non solo di stare al nostro fianco, ma per darci la vita e per salvarci.
Possiamo solo in silenzio contemplare un così grande mistero e ringraziare.
Buon Natale!
don Giorgio Borroni, direttore di Caritas diocesana novarese