Un canto senza fine

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La riflessione della 4° domenica di Avvento

“Canterò per sempre l’amore del Signore”. Il salmo 89, recitato e pregato nella liturgia della parola della IV settimana di avvento, è una lode piena al Signore per la sua grandezza.

La lode non è il ringraziamento: si ringrazia il Signore per i benefici concessi, lo si loda invece non per quello che ha fatto ma per quello che è, ossia il Signore della Vita.
Addirittura l’invito parla di lode per l’eternità.

Quest’ultima è una categoria che ci supera, che va aldilà della nostra limitatezza e finitezza.

Ma l’amore di Dio va collocato al di fuori delle nostre povere categorie umane, che non sanno aprirsi all’infinità del mistero.

Va cantato nella sua profondità e nella sua trascendenza, oltre l’invisibile, perché la carità, come dice San Paolo nella prima lettera ai Corinti, non avrà mai fine.

E fa da eco al salmo 89 il vangelo dell’Annunciazione, che contrappone la finitezza e l’umiltà di una giovane donna di Nazareth alla grandezza del mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio.

Quest’anno la IV domenica di Avvento cade il 24 dicembre: siamo ormai alla vigilia di Natale!

Il tempo si è fatto breve e il cuore è trepidante: come possiamo noi umani immergerci in un così grande mistero d’amore?

Lo possiamo fare solo vivendo quella carità tratteggiata nella parabola del Buon Samaritano, perché il bambino nel grembo della Vergine Maria e che poi nasce nella povertà della grotta di Betlemme lo ritroveremo sulla strada da Gerusalemme a Gerico.
Quel segno d’amore che contempliamo avvolto in fasce nella mangiatoia di Betlemme, il Dio con noi, è colui che si chinerà sulle ferite di un’umanità piagata, le verserà l’olio della consolazione e il vino della speranza e chiederà a tutti noi, albergatori nella parabola, di prenderci cura di tanta fragilità e povertà intorno a noi.

Tutto questo avviene grazie a quell’ECCOMI, quel SI’ di Maria che davanti all’angelo si arrende come la serva del Signore.

Proprio serva, che richiama non alla servitù ma al servizio, allo stile della gratuità e del dono.

Come allora non cantare in eterno l’amore del Signore?

don Giorgio Borroni, direttore di Caritas diocesana novarese