“Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”. Ha commentato queste parole di Marco – proposte dalla liturgia nel Vangelo del giorno – mons. Franco Giulio Brambilla alla messa della prima domenica di Quaresima, nella quale è stato celebrato il rito dell’elezione dei catecumeni: diciotto giovani adulti –soprattutto stranieri – che hanno concluso il loro percorso di catechesi e che nella Notte di Pasqua – in cattedrale e nelle parrocchie di origine – riceveranno il Battesimo e gli altri Sacramenti dell’Iniziazione cristiana.
Parlando ai catecumeni il vescovo ha proposto una riflessione che partendo dal commento al passaggio che parla delle tentazioni e dei 40 giorni nel deserto, si è soffermato sul tema dell’Annuncio di Gesù, sottolineando tre affermazioni, condensate nella frase dell’evangelista Marco.
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IL TEMPO E’ COMPIUTO
La prima affermazione commentata dal vescovo è “Il tempo è compiuto”. «È il tempo della pienezza – ha detto mons. Brambilla -. La prima cosa che si dovrebbe imparare, diventando cristiani, è che con Gesù è arrivato il tempo pieno. Non è più il tempo della ricerca, ma quello dell’amore e della carità. È un’esperienza umana che anche noi facciamo: ci sono giornate, mesi, anni, che sono avvolti nella nebbia. Invece ci sono giorni momenti, ore, forse anche secondi nei quali ricordiamo con assoluta precisione che è avvenuto qualche cosa di importante. E che cos’è la cosa importante? Abbiamo sentito che la vita vera è una vita che ama! Questo è il tempo pieno».
IL REGNO DI DIO E’ VICINO
La seconda affermazione è “Il regno di Dio è vicino”. Con Gesù «il regno di Dio si è fatto prossimo – proseguito il vescovo – . Nella prima lettura si parlava del rinnovo dell’Alleanza dopo il diluvio. È interessante che nel testo del diluvio si usi l’immagine dell’Alleanza, per dire la pace che Dio istituisce con tutta l’umanità, non soltanto con il suo popolo. Ed è bello che in questo giorno per voi, che siete quasi tutti stranieri, sia questo testo a farvi da guida. Dio istituisce la sua alleanza, il suo rapporto d’amore, la sua vicinanza, la sua prossimità con tutta l’umanità. Dio non guarda in faccia a nessun colore, perché Lui guarda il cuore, e il cuore è di un unico colore per tutti!».
CONVERTITEVI E CREDETE AL VANGELO
La terza affermazione è composta da due verbi: “convertitevi e credete nel Vangelo!”. «Convertitevi: il verbo in greco, di cui in italiano abbiamo perso il significato, significa cambiare mentalità. Qualcosa della vostra vita dovrà cambiare. Cambiare non solo la testa, ma cambiare il cuore, i comportamenti, la mentalità, i gesti, tutto! Si tratta di cambiare modo di vivere e di credere al vangelo», è stato l’invito di mons. Brambilla ai Catecumeni.
E Cosa significa, infine, “credere al Vangelo”? «Ve la dico con un’espressione molto semplice – ha concluso il vescovo -. Il Vangelo può essere riassunto nel “segno di croce”: “Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo”. Quando noi diciamo “Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo” in pratica diciamo così: del Padre che ci ha creato, del Figlio che ci ha redento, dello Spirito Santo che ci ha santificato. Queste tre parole, Creatore, Redentore, Santificatore, vogliono dire tre cose molto semplici. Osservate: come facciamo il segno della Croce? Al bambino, si fa il segno della croce sulla fronte; quando è un po’ più grande, di circa sei mesi, la mamma e il papà lo fanno anche sul corpicino. Poi quando diventa ragazzo delle elementari, egli stesso fa il segno di croce, imitando noi grandi e lo fa in modo speculare, a rovescio. Poi nell’adolescenza talvolta lo perde e da grande forse ritorna a farlo su tutto il corpo, come scelta di vita, come farete voi nella notte di Pasqua. Questo è “credere nel vangelo”, è il segno di croce che attraversa tutto il vostro corpo, tutta la vostra vita quotidiana, tutto ciò a cui siete dedicati, tutto ciò che sperate e amate. Questo è anche l’augurio che vi fa il vostro vescovo!».