Carissimi,
andiamo al Presepe e in questa notte santa guardiamo la tenerissima scena della nascita. Nelle immagini del Natale, Maria, la Vergine Madre, sovente non tiene in braccio il bimbo, ma lo adora con le mani congiunte. Ogni donna è stupita del dono della vita, la Madonna è toccata dall’incanto del mistero del Figlio che viene da Dio, anzi che è il Figlio del Padre.
Come il Bimbo Gesù nella culla di Betlemme, così ogni uomo e donna viene in questo mondo affetto dal suo essere nudo, dal nascere incompleto, destinato a sempre nuove rinascite. Bisogna cambiare lo sguardo! La vita non è più intesa nella sua caducità e fragilità, ma è sospinta sempre da capo a un “andare nascendo”. La madre ci dice che la vita è dono. E consegna al figlio l’impegno a vivere questa vita come una parabola di continue rinascite.
Possiamo dire così che l’uomo non è solo un essere “mortale”, ma è un essere “natale”. Il secolo scorso ha messo il suo accento sul fatto che l’uomo è un “essere-per-la-morte” (Heidegger), contrassegnato dall’angoscia. Il nostro secolo, che compie tra poco vent’anni, dovrà mettere l’enfasi sull’uomo come un “essere-per-la-nascita”, toccato dalla grazia. La nascita da donna s’imprime nel nostro cuore come un atto di gratitudine per essere nati dalla madre.
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